1 NOVEMBRE 2020

Solennità di tutti i santi
Una moltitudine immensa

    Carissimi parrocchiani,
                                        concludiamo il mese di ottobre, mese missionario e mese del rosario. Continuiamo però a pregare e ad operare per le missioni e affidiamole particolarmente a Maria, regina del rosario.
    Gesù nel Vangelo ci indica la via per essere realmente felici: “Beati (= felici) voi …” (Mt 5,1-10). Le beatitudini sono la sua carta d’identità, il suo autoritratto (si è dipinto proprio bene!) e solo guardando a Lui, seguendo Lui, anche noi possiamo essere veramente felici (“Beati”).
    Celebrando la Festa di Tutti i Santi, celebriamo la nostra festa, noi che per vocazione siamo chiamati alla santità! Non abbiamo paura e non vergogniamoci di voler essere santi, cioè felici! Una felicità vera, profonda, che accompagna ed avvolge il nostro quotidiano. Buona festa a tutte e a tutti!
    In questo mese di novembre preghiamo particolarmente per tutti i defunti.
Nella Messa del 2 novembre ricorderemo tutti i defunti della parrocchia, un ricordo pieno di speranza cristiana: il nostro non è il Dio dei morti ma dei viventi!
    In questo tempo di prova che stiamo ancora vivendo siamo chiamati ad interpretare la storia con i criteri di Dio, alla luce delle beatitudini che devono diventare sempre più anche la nostra carta d’identità di cristiani.
    Sto cominciando ad entrare piano piano nei “meccanismi” della parrocchia.
Nei prossimi giorni farò un incontro con i catechisti per conoscerli e condividere con loro idee e progetti per il nuovo anno catechistico e poi vi farò sapere come ci muoveremo in proposito e nei vari ambiti della vita parrocchiale. Aspetto le vostre proposte e suggerimenti, sentiamoci tutti responsabili di questa vivace e variegata parrocchia nella quale il Signore ci ha riuniti.
    Grazie per l’affetto che mi avete dimostrato in questi primi giorni di presenza in mezzo a voi e per l’impegno che tanti di voi hanno profuso in queste 2 settimane per preparare e rendere bella la Messa (e il dopo Messa!) del 24 ottobre, giorno del mio ingresso come parroco! E grazie per la vostra pazienza …
    Fraternamente,                                             Enrico

Lettura (Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i
suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è
il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché
avranno in eredità la terra. 
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati. 
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 
Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 
Beati i perseguitati
per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno
e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Riflessione ambientale
Il mese di novembre si apre con la celebrazione della solennità di Tutti i Santi. È un vero invito alla gioia, nella contemplazione della meta alla quale è chiamato ogni essere umano, di qualsiasi razza o nazione, la meta che Dio Padre ha disposto fin dal momento della nostra creazione. La contemplazione del cielo fa un gran bene anche a tutti noi che camminiamo come pellegrini sulla terra, in viaggio verso il traguardo della vita eterna. Le letture bibliche, con la visione dell'autore dell’Apocalisse, il salmo e la lettera di Giovanni e, infine, con il vangelo delle Beatitudini, ci aiutano a far scorrere un poco il velo che nasconde ai nostri occhi la meravigliosa realtà del cielo.

Meditazione
Nell'ascoltare la proclamazione delle Beatitudini, possiamo rivedere, con gli occhi dell'anima, la scena della moltitudine, proveniente da ogni parte, assiepata sul pendio della collina dinanzi al Lago di Tiberiade, assorta ad ascoltare gli insegnamenti del Maestro venuto dalla Galilea. Sono alcune tra le parole più belle che l'uomo abbia mai udito pronunziare: «Beati i poveri in spirito...»; «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Con quanta cura avranno rammentato tali parole i discepoli! E quanta consolazione per quelle folle stanche e affaticate, come pecore che non hanno un pastore! «Beati quelli ché sono nel pianto, perché saranno consolati, Beati i miti...». Queste parole sono risuonate in ogni angolo del mondo grazie ai primi cristiani e a tutti coloro che li hanno seguiti. Parole "assurde" per un mondo in cui sembra che, per sopravvivere, debba dominare il più forte, il più potente, il più sicuro, almeno apparentemente, e che ha trovato soluzione ad ogni sua necessità. Parole che sono di consolazione, nelle fatiche e nelle sofferenze attuali, ma sono anche annuncio festoso di una gioia grande, che troverà la sua pienezza "nei cieli" e, quindi, un invito alla ricerca generosa e sofferta della santità.
Meditiamole con calma. Diceva Madre Teresa di Calcutta: «La santità non è un lusso riservato a pochi o ad alcuni. È destinata a voi, a me e a tutti. È un dovere semplice, perché, se impariamo ad amare, impariamo ad essere santi. Il primo passo verso la santità è il desiderio di conquistarla. Gesù vuole che siamo santi come suo Padre. La santità consiste nell'obbedire con gioia alla volontà di Dio».
A cura di P.. Paolo Cerquitella, L.C. (Parroco di Firenze)

Preghiera in famiglia
O Padre, unica fonte di ogni santità, mirabile in tutti i tuoi santi, fa' che raggiungiamo anche noi la pienezza del tuo amore, per passare dalla mensa eucaristica che ci sostiene nel pellegrinaggio terreno, al festoso banchetto del cielo. [dalla Liturgia del giorno]

Azione
Oggi chiederò al Signore, per me e per tutti, il dono della decisione - se non l'avessi già presa - o quello della perseveranza in essa, di percorrere il cammino della santità, a cui Dio mi ha chiamato nel darmi il dono dell'esistenza, e cercherò di fare qualche passo avanti nell'amore verso Dio e verso il prossimo.


25 OTTOBRE 2020

XXX Domenica del Tempo Ordinario
Un unico comandamento

    Carissimi parrocchiani,
                                      salutandovi tutti ad uno ad uno (bambini, giovani, anziani, famiglie, malati, lontani e vicini), ringrazio con gioia il Signore che mi ha chiamato ad essere il nuovo pastore di questa bella, dinamica ed accogliente parrocchia di san Pietro Apostolo.
    Sento rivolta a me la parola di Gesù nel Vangelo di questa XXX domenica del tempo ordinario: “Amerai” (Mt 22,37). Il ministero che mi è stato affidato è un ministero d’amore, cioè di servizio. Amore di Dio per me (e per ciascuno di noi), di questo Dio che si è fatto servo di tutti, amore mio e nostro per Lui e amore (= servizio) nei confronti di tutti. Mi impegno a vivere questo servizio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, come Gesù mi chiede.
    Ricordo una parola cara al nostro vescovo, Monsignor Calogero, che dice: “Camminiamo insieme. Da soli, magari si va più veloci ma insieme si va più lontano”! Insieme nella preghiera, insieme nel lavoro e nella disponibilità generosa di tutti (la parrocchia non appartiene al parroco!), perché ognuno di noi possa dire, con s. Paolo: “Mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22).
In questo mese missionario lasciatemi ricordare con affetto e gratitudine i miei confratelli in Repubblica Centrafricana dove ho vissuto per 16 anni, i giovani seminaristi, novizi e studenti centrafricani che mi sono vicini e mi sostengono con l’affetto e la preghiera.
    Un ricordo speciale per gli anziani, gli ammalati e in particolare per tutte le persone provate dalla pandemia di coronavirus.
    Sicuro del sostegno orante e fraterno delle nostre sorelle carmelitane di via Firenze, della vicinanza e dell’affetto di tutti voi, mi abbandono fiducioso alla volontà del Signore.
    “Camminiamo insieme”, nel servizio generoso del Signore e dei fratelli.
Con affetto riconoscente,                         P. Enrico


Lettura (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: 
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: 
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. 
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Riflessione ambientale
Una dimensione precipua della vita cristiana è costituita dall’Amore. Il vertice della rivelazione di Dio-carità è Gesù, il Figlio, volto che di questa carità si può contemplare. I luoghi della manifestazione di Dio-carità sono molteplici e abbracciano il vissuto dei credenti, anzitutto, nelle relazioni con gli altri, indipendentemente dalla loro provenienza culturale e geografica, o appartenenza religiosa. In secondo luogo, manifestazione di Dio-carità e accoglienza di essa sono la condivisione delle fatiche e delle speranze che l'umanità affronta. In sostanza, il prossimo, forestiero o compaesano, che incontriamo sul cammino della vita di ogni giorno è il luogo storico in cui il comandamento
dell’Amore si dà a conoscere.

Meditazione
Nel contesto di una controversia i farisei pongono a Gesù una subdola domanda, con l'intenzione di tendergli un tranello. La domanda è relativa alla priorità di un comandamento della Torah su un altro: qual è il primo? La richiesta lascia intendere che oltre alle "Dieci parole" vi fossero molteplici altri precetti e prescrizioni rituali da osservare, per i quali veniva richiesta una osservanza scrupolosa. Pertanto, qual è il più importante? Gesù non cade nella sottile insidia che l'interrogativo nasconde, quasi vi fosse una classifica di priorità nelle Parole che Dio ha consegnato al suo popolo, dipingendo un Dio indeciso e confuso nel dettare le sue volontà. La sapienza nella risposta di Gesù, anzitutto, rimanda a Dt 6,4-5, che costituisce il nucleo della confessione di fede del Giudaismo, in quanto sintetizza nell'unità del credente, che ama il Signore unico, la vera identità del culto secondo amore e umile obbedienza che Dio gradisce. In secondo luogo, Gesù precisa che dall'amore all'Unico scaturisce in modo conseguente e subordinato l'amore al prossimo. Il Maestro, a partire da Lev 19,18b.34, definisce questi due comandamenti come uno solo e senza confusione.
Gesù si presenta come vero esegeta della Torah; Egli offre una lettura che permette di risalire a Dio, fonte del comandamento unico. Infatti, Colui che ha chiesto a Israele di essere amato come l'Unico, attraverso l'ascolto obbediente della sua Parola, è il medesimo che ha domandato anche di amare l'altro come se stessi. Al di là del precetto moralistico fine a se stesso, Gesù individua, nell'amore che scaturisce dall'ascolto della Parola e del fratello prossimo, il principio costitutivo dell'obbedienza al Signore e del compimento della sua volontà.
A cura di S.E. Mons. Ovidio Vezzoli (Vescovo dii Fidenza)

Preghiera in famiglia
Signore O Dio, amico degli uomini, nella morte di croce e nella glorificazione di Gesù il Cristo, tu ci hai condotto dalle tenebre alla tua luce ammirabile. Per l'azione del tuo Santo Spirito, metti nel nostro cuore i sentimenti del tuo Figlio affinché portiamo i pesi gli uni degli altri.