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SUL SITO DELLA 
PARROCCHIA SAN PIETRO DI SAVONA

15 ottobre 2023
Solennità di S. Teresa di Gesù,
dottore della Chiesa e riformatrice del Carmelo
Carissimi,
questa domenica accogliamo con gioia i nuovi ragazzi che iniziano il percorso del catechismo dell’iniziazione cristiana e affidiamo al Signore anche i loro genitori e familiari. E bentornati agli oltre 100 ragazzi che riprendono il cammino dopo la pausa estiva. Ringrazio i catechisti che hanno dato o confermato la loro disponibilità a portare avanti questo impegno.
La famiglia carmelitana celebra questa domenica la solennità di S. Teresa di Gesù (d’Avila), madre riformatrice del nostro Ordine, insieme a S. Giovanni della Croce. Assetata di Dio a tal punto di sperare di morire per poter essere con Lui, maestra di preghiera ma anche di fraternità e di comunione. Vera figlia della Chiesa, ha sempre avuto (anche fra le mura della clausura) un grande anelito apostolico e missionario ed è tra le più belle figure di santi del XVI secolo, colonna della controriforma cattolica in Spagna e non solo. Le affidiamo tutto l’Ordine Carmelitano e particolarmente la nostra comunità di religiosi con l’Ordine Secolare legato alla nostra parrocchia, così come le nostre sorelle monache di clausura.
Buon anno catechistico ai bambini e ai loro accompagnatori nella fede e buon
mese missionario a tutti!
Fraternamente,                                                             Enrico

Dall’udienza generale di Papa Benedetto XVI di Mercoledì 11 febbraio 2011
Santa Teresa di Gesù nasce ad Avila, in Spagna, nel 1515, con il nome di Teresa de Ahumada.
Nella sua autobiografia ella stessa menziona alcuni particolari della sua infanzia:
la nascita da “genitori virtuosi e timorati di Dio”, all'interno di una famiglia numerosa, con nove fratelli e tre sorelle. Ancora bambina, a meno di 9 anni, ha modo di leggere le vite di alcuni martiri che le ispirano il desiderio del martirio, tanto che improvvisa una breve fuga da casa per morire martire e salire al Cielo. Alcuni anni dopo, Teresa parlerà delle sue letture dell'infanzia e affermerà di avervi scoperto la verità, che riassume in due principi fondamentali: da un lato “il fatto che tutto quello che appartiene al mondo di qua, passa”, dall'altro che solo Dio è “per sempre, sempre, sempre”, tema che ritorna nella famosissima poesia
“Nulla ti turbi, nulla ti spaventi; tutto passa. Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; chi possiede Dio non manca di nulla: solo Dio basta!”. Rimasta orfana di madre a 12 anni, chiede alla Vergine Santissima che le faccia da madre. Se nell’adolescenza la lettura di libri profani l'aveva portata alle distrazioni di una vita mondana, l'esperienza come alunna delle monache agostiniane di Santa Maria delle Grazie di Avila e la frequentazione di libri spirituali soprattutto classici di spiritualità francescana, le insegnano il raccoglimento e la preghiera.
All’età di 20 anni, entra nel monastero carmelitano dell'Incarnazione, sempre ad Avila e assume il nome di Teresa di Gesù. Tre anni dopo, si ammala gravemente, tanto da restare per quattro giorni in coma, apparentemente morta. Anche nella lotta contro le proprie malattie la Santa vede il combattimento contro le debolezze e le resistenze alla chiamata di Dio. Nel 1543 perde la vicinanza dei famigliari: il padre muore e tutti i suoi fratelli emigrano uno dopo l'altro in America. Nella Quaresima del 1554, a 39 anni, Teresa giunge al culmine della lotta contro le proprie debolezze. La scoperta fortuita della statua di “un Cristo molto piagato” segna profondamente la sua vita. La Santa, che in quel periodo trova profonda consonanza con il sant'Agostino delle Confessioni, così descrive la giornata decisiva della sua esperienza mistica:
“Accadde... che d'improvviso mi venne un senso della presenza di Dio, che in nessun modo potevo dubitare che era dentro di me o che io ero tutta assorbita in Lui”. Parallelamente alla maturazione della propria interiorità, la Santa inizia a sviluppare concretamente l'ideale di riforma dell'Ordine carmelitano: nel 1562 fonda ad Avila, con il sostegno del Vescovo della città, don Alvaro de Mendoza, il primo Carmelo riformato, e poco dopo riceve anche l'approvazione del Superiore Generale dell'Ordine, Giovanni Battista Rossi. Negli anni successivi prosegue le fondazioni di nuovi Carmeli, in totale diciassette. Fondamentale è l'incontro con san Giovanni della Croce, col quale, nel 1568, costituisce a Duruelo, vicino ad Avila, il primo convento di Carmelitani Scalzi. Nel 1580 ottiene da Roma l'erezione in Provincia autonoma per i suoi Carmeli riformati, punto di partenza dell'Ordine Religioso dei Carmelitani Scalzi. Teresa termina la sua vita terrena proprio mentre è impegnata nell'attività di fondazione. Nel 1582, infatti, dopo aver costituto il Carmelo di Burgos e mentre sta compiendo il viaggio di ritorno verso Avila, muore la notte del 15 ottobre ad Alba de Tormes, ripetendo umilmente due espressioni: “Alla fine, muoio da figlia della Chiesa” e “E' ormai ora, mio Sposo, che ci vediamo”. Beatificata dal Papa Paolo V nel 1614 e canonizzata nel 1622 da Gregorio XV, è proclamata “Dottore della Chiesa” da Paolo VI nel 1970. Teresa di Gesù non aveva una formazione accademica, ma ha sempre fatto tesoro degli insegnamenti di teologi, letterati e maestri spirituali. Come scrittrice, si è sempre attenuta a ciò che personalmente aveva vissuto o aveva visto nella vita di altri, cioè a
partire dall'esperienza. Teresa ha modo di intessere rapporti di amicizia spirituale con molti Santi, in particolare con san Giovanni della Croce. Nello stesso tempo, si alimenta con la lettura dei Padri della Chiesa, san Girolamo, san Gregorio Magno, sant'Agostino. 
Tra le sue opere maggiori va ricordata anzitutto l’autobiografia, intitolata “Libro della vita”, che ella chiama “Libro delle Misericordie del Signore”. Composta nel Carmelo di Avila nel 1565, riferisce il percorso biografico e spirituale, scritto, come afferma Teresa stessa, per sottoporre la sua anima al discernimento del “Maestro degli spirituali”, san Giovanni d'Avila. Lo scopo è di evidenziare la presenza e l'azione di Dio misericordioso nella sua vita: per questo, l'opera riporta spesso il dialogo di preghiera con il Signore. E’ una lettura che affascina, perché la Santa non solo racconta, ma mostra di rivivere l’esperienza profonda del suo rapporto con Dio. Nel 1566, Teresa scrive il “Cammino di Perfezione”, da lei chiamato “Ammonimenti e consigli” che dà alle sue monache, le dodici novizie del Carmelo di san Giuseppe ad Avila. Α loro Teresa propone un intenso programma di vita contemplativa al servizio della Chiesa, alla cui base vi sono le virtù evangeliche e la preghiera. Tra i passaggi più preziosi il commento al “Padre nostro”, modello
di preghiera. L'opera mistica più famosa di santa Teresa è il Castello interiore, scritto nel 1577, in piena maturità. Si tratta di una rilettura del proprio cammino di vita spirituale e, allo stesso tempo, di una codificazione del possibile svolgimento della vita cristiana verso la sua pienezza, la santità, sotto l'azione dello Spirito Santo. Teresa si richiama alla struttura di un castello con sette stanze, come immagine dell'interiorità dell'uomo, introducendo, al tempo stesso, il simbolo del baco da seta che rinasce in farfalla, per esprimere il passaggio dal naturale al soprannaturale. La Santa si ispira alla Sacra Scrittura, in particolare al “Cantico dei Cantici”, per il simbolo finale dei “due Sposi”, che le permette di descrivere, nella settima stanza, il culmine della vita cristiana nei suoi quattro aspetti: trinitario, cristologico, antropologico ed ecclesiale.
Alla sua attività di fondatrice dei Carmeli riformati, Teresa dedica il “Libro delle fondazioni”, scritto tra il 1573 e il 1582, nel quale parla della vita del gruppo religioso nascente. Come nell'autobiografia, il racconto è teso a evidenziare soprattutto l'azione di Dio nell'opera di fondazione dei nuovi monasteri. Non è facile riassumere in poche parole la profonda e articolata spiritualità teresiana. Vorrei menzionare alcuni punti essenziali. In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l'amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l'umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell'audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura. In secondo luogo, santa Teresa propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l'ascolto vivo della Parola di Dio. Ella si sente in consonanza soprattutto con la sposa del Cantico dei Cantici e con l'apostolo Paolo, oltre che con il Cristo della Passione e con il Gesù Eucaristico. La Santa sottolinea poi quanto è essenziale la preghiera; pregare, dice, “significa frequentare con amicizia, poiché frequentiamo a tu per tu Colui che sappiamo che ci
ama”. L'idea di santa Teresa coincide con la definizione che san Tommaso d'Aquino dà della carità teologale, come “amicitia quaedam hominis ad Deum”, un tipo di amicizia dell’uomo con Dio, che per primo ha offerto la sua amicizia all’uomo, ovvero l’iniziativa viene da Dio. La preghiera è vita e si sviluppa gradualmente di pari passo con la crescita della vita cristiana: comincia con la preghiera vocale, passa per l'interiorizzazione attraverso la meditazione e il raccoglimento, fino a giungere all'unione d'amore con Cristo e con la Santissima Trinità. Ovviamente non si tratta di uno sviluppo in cui salire ai gradini più alti vuol dire lasciare il precedente tipo di
preghiera, ma è piuttosto un approfondirsi graduale del rapporto con Dio che avvolge tutta lavita. Più che una pedagogia della preghiera, quella di Teresa è una vera "mistagogia": al lettoredelle sue opere insegna a pregare pregando ella stessa con lui; frequentemente, infatti, interrompeil racconto o l'esposizione per prorompere in una preghiera. Un altro tema caro alla Santaè la centralità dell'umanità di Cristo. Per Teresa, infatti, la vita cristiana è relazione personalecon Gesù, che culmina nell'unione con Lui per grazia, per amore e per imitazione. Daciò l'importanza che ella attribuisce alla meditazione della Passione e all'Eucaristia, come presenzadi Cristo, nella Chiesa, per la vita di ogni credente e come cuore della liturgia. SantaTeresa vive un amore incondizionato alla Chiesa: ella manifesta un vivo “sensus Ecclesiae”di fronte agli episodi di divisione e conflitto nella Chiesa del suo tempo. Riforma l'Ordine Carmelitanocon l'intenzione di meglio servire e meglio difendere la “Santa Chiesa Cattolica Romana”,ed è disposta a dare la vita per essa. Un ultimo aspetto essenziale della dottrina teresiana, chevorrei sottolineare, è la perfezione, come aspirazione di tutta la vita cristiana e meta finaledella stessa. La Santa ha un'idea molto chiara della “pienezza” di Cristo, rivissuta dal cristiano.
Alla fine del percorso del Castello interiore, nell'ultima “stanza” Teresa descrive tale pienezza,realizzata nell'inabitazione della Trinità, nell'unione a Cristo attraverso il mistero della suaumanità. Cari fratelli e sorelle, santa Teresa di Gesù è vera maestra di vita cristiana per ifedeli di ogni tempo. Nella nostra società, spesso carente di valori spirituali, santa Teresa ciinsegna ad essere testimoni instancabili di Dio, della sua presenza e della sua azione, ci insegna a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore,questo desiderio di vedere Dio, di cercare Dio, di essere in colloquio con Lui e di esseresuoi amici. Questa è l'amicizia che è necessaria per noi tutti e che dobbiamo cercare, giorno per giorno.




11 giugno 2023
SOLENNITA' DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO


Lettura (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Carissimi,
dopo la bella e partecipata Messa e processione del Corpus Domini ci ritroviamo in quello che per la nostra comunità parrocchiale è un week end di Grazia. Trentuno bambini riceveranno per la prima volta il dono dell’Eucaristia, il Corpo del Signore. A loro e ai loro genitori “giro” queste parole di Papa Francesco scritte per questa occasione di festa: “Fare la Prima Comunione significa voler essere ogni giorno più uniti a Gesù, crescere nell’amicizia con Lui e desiderare che anche altri possano godere la gioia che ci vuole donare. Il Signore ha bisogno di voi per poter realizzare il miracolo di raggiungere con la sua gioia molti dei vostri amici e familiari”.
E ricorda a tutti noi che “la Chiesa, specialmente nell’Eucaristia, esprime la comunione fraterna tra tutti i suoi membri. La nostra carta di identità e questa: Dio è nostro Padre, Gesù è nostro Fratello, la Chiesa è la nostra famiglia, noi siamo fratelli, la nostra legge è l’amore”. E rivolgendosi ancora ai bambini dice loro: “Desidero incoraggiarvi a pregare sempre con quell’entusiasmo e quella gioia che avete oggi. E ricordate che questo è il sacramento della Prima Comunione e non dell’ultima, ricordatevi che Gesù vi aspetta sempre”. Riprendo infine le parole che ho anticipato la scorsa settimana nella mia lettera ma che mi sembrano più appropriate in questo week end, chiedendo scusa per la ripetizione: “Il rapporto con Gesù ha bisogno di essere coltivato, ha bisogno di ‘comunione’ con Lui e con i fratelli di fede, nella comunità (stessa radice di comunione). L’Eucaristia domenicale non sia un obbligo ma un desiderio sempre più profondo perché anche
noi possiamo arrivare a credere e ad affermare, come dicevano i martiri africani di Abitina (o Abitene, attuale Tunisia) prima di essere messi a morte : “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore”.
Buona domenica a tutti, un abbraccio,
Fraternamente,                                                     Enrico



21 maggio 2023
ascensione del signore


Lettura (Mt 28,16-20)
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». 

Carissimi, 
     vivremo un fine settimana di grazia mentre celebriamo l’Ascensione di Gesù al cielo. Ricordiamo nella nostra preghiera i ragazzi che ricevono la Cresima dalle mani del vescovo Gero. Grazie ai catechisti Alessio Gambetta e fra Gérard che li hanno accompagnati e preparati a questo giorno. 
        Preghiamo anche per i bambini che domenica vivranno una giornata di ritiro spirituale ad Arenzano in preparazione alla Prima Comunione. 
        E ricordiamo anche il piccolo Edoardo Spina che domenica alle 11 riceverà il Battesimo nella nostra parrocchia. 
     Terminato il Capitolo Provinciale i nostri nuovi superiori hanno messo mano  alla composizione delle comunità per il triennio 2023-2026. La comunità di  Savona avrà la gioia di accogliere 2 nuovi confratelli, P. Angelo Anselmo e p. Roberto Nava, mentre con dispiacere saluteremo p. Giovanni Tomasi che raggiungerà la comunità di Torino. Questi spostamenti avranno luogo intorno
 alla metà del prossimo mese di giugno. Siamo tutti chiamati, io per primo, a vivere queste decisioni con spirito di fede e ad impegnarci per far crescere la nostra bella parrocchia nella comunione e nell’unità. 
Per quel che mi riguarda continuo a ringraziare il Signore che mi dà la gioia di  poter continuare, in questo triennio, il mio ufficio di Parroco in una realtà parrocchiale vivace e dove noi religiosi ci sentiamo accolti con amore! 
         Lo spirito missionario che sempre ci anima ci darà la gioia di accogliere don Michele Farina, sacerdote della diocesi di Savona affiliato alla Società Missioni Africane (SMA), missionario a Monassao, in Repubblica Centrafricana, che lunedì 22 maggio alle ore 18 celebrerà la S. Messa nella nostra parrocchia. Vi invito a partecipare a questa celebrazione e a pregare con lui e per lui. 
        Infine sabato prossimo, 27 maggio, alle ore 21 ci sarà la veglia di Pentecoste
 in Cattedrale a chiusura dell’anno pastorale. Sarà bello essere insieme al vescovo e a tutta la diocesi che sta portando avanti il cammino sinodale. Durante questa veglia avremo ancora la possibilità di ascoltare anche la testimonianza di
 don Michele sulla sua esperienza missionaria. 
 Vi invito a prendere nota di tutti questi avvenimenti e a portarli nella vostra
 preghiera e, secondo le vostre possibilità, a partecipare ad alcuni di essi. 
         Buona domenica dell’Ascensione a tutti! 
 Fraternamente,                                         Enrico

Carissimi,

    vi scrivo poche ore dopo il funerale del nostro caro p. Vittorino. Il cuore è colmo di gratitudine e allo stesso tempo pieno di sgomento: veramente i disegni di Dio sono imperscrutabili e inaccessibili le sue vie! Vogliamo dire con Gesù: “Padre, sia fatta la tua volontà”, nella certezza che Dio opera solo per il nostro bene. Ringrazio tutti quelli che ci sono stati vicini in questi giorni e negli anni della presenza e della malattia di p. Vittorino: quanto amore ricevuto e donato! La comunità, già ridotta nel numero ma non nella gioia di donarsi a Dio e a fratelli, ha ancora più bisogno della vostra vicinanza affettuosa e del vostro aiuto: continuate ad essere per noi religiosi segno dell’amore di Dio fatto carne.

    Fraternamente,                                         Enrico

P. Vittorino del Sacro Cuore di Gesù

    Vittorio Corsini nacque a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, il 15 luglio 1948. Frequentò le scuole elementari al Deserto di Varazze, per passare poi ad Arenzano, facendo
parte del gruppo con cui P. Teodoro ridiede nuova vitalità al nostro Seminario minore.
Entrato in Noviziato a Genova S. Anna nel 1966, il 22 luglio 1967 fece la sua prima Professione con il nome religioso di Vittorino del S. Cuore di Gesù. Il suo cammino formativo, prima a Pisa poi a Roma e infine ad Arenzano, fu segnato dalla perdita di entrambi i genitori per malattia, perdita ancora più dolorosa perché figlio unico.
    Ordinato Sacerdote il 9 marzo 1975, partì subito per la Missione in Repubblica Centrafricana, dove svolse il suo ministero soprattutto come missionario di “brousse”, ossia nei piccoli villaggi, sia a Bozoum che a Baoro. Dopo qualche anno, rientrò in Italia, dove venne inserito nell’equipe educativa del Seminario, anche se continuò per alcuni anni a fare la spola tra l’Africa e l’Italia.
In quegli anni, poco per volta, si affiancò a P. Anastasio nell’ufficio di Promotore Vocazionale per il Seminario Minore, incarico che continuò a svolgere fino al 2013, occupandosi anche dell’accoglienza dei pellegrini del Santuario di Gesù Bambino.
    Nel 2013 fu trasferito al convento di S. Pietro in Savona, dove iniziò una terza fase della sua vita, un apostolato più discreto e meno appariscente, ma ugualmente prezioso: quello del confessionale. Per anni, con fedeltà e pazienza, accolse nella chiesa quanti desideravano il Perdono di Dio, oppure semplicemente una persona che li ascoltasse e desse loro conforto.
    P. Vittorino, dotato di una forte carica umana, è diventato poco per volta un punto di riferimento per molte persone.
    Un altro apostolato a cui si è dedicato con costanza e passione è stato quello dell’accompagnamento vocazionale, in collaborazione con l’Unione Carmelitana Teresiana, Istituto Secolare da lui amato e seguito per tanti anni.
P. Vittorino è stato una persona generosa nei suoi uffici, nonostante i gravi problemi di salute che lo hanno fatto tanto soffrire negli ultimi anni, costringendolo a muoversi sulla carrozzina, dopo le amputazioni subite. I problemi di circolazione, uniti ad una grave forma di diabete, sono stati anche la causa del suo decesso, avvenuto la sera del 19 ottobre subito dopo essere rientrato da una operazione chirurgica per cercare di liberare le vene delle gambe, circondato dai confratelli accorsi in suo soccorso e nonostante il rapido intervento della Croce Rossa.