Il Nuovo Messale Romano

Piccola guida per l’assemblea

Il Messale è il preziosissimo libro di preghiere che adoperiamo abitualmente per la

celebrazione della Messa ( da cui il nome “Messale") durante tutto l’anno liturgico e

nelle varie situazioni della nostra vita. Se è vero che il sacerdote celebrante legge la

maggior parte delle preghiere contenute nel Messale, è altrettanto vero che tutti i

fedeli le accolgono, le ripetono mentalmente nel cuore facendole proprie a loro volta.

Con la prima domenica di Avvento (29 novembre 2020) entrerà in vigore la nuova edizione

del Messale Romano. In questa nuova edizione italiana ci sono dei cambiamenti

rispetto a quella precedente. Ecco le principali variazioni che riguardano l’assemblea:


ATTO PENITENZIALE:

Alle 3 richieste di perdono si risponde (recitato o cantato): Kyrie, eleison; Christe

eleison; Kyrie, eleison.

Usando invece la formula del “Confiteor”si dice: “Confesso a Dio Onnipotente e

a voi, fratelli e sorelle”… e, più avanti: “… e supplico la Beata sempre Vergine

Maria, gli angeli e i santi e voi, fratelli e sorelle …”.


GLORIA IN EXCELSIS DEO:

“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore …”


PADRE NOSTRO:

Due sono i cambiamenti contenuti nella stessa frase:

“… rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non abbandonarci alla tentazione …”.   

 

  BENVENUTI

SUL SITO DELLA 

PARROCCHIA SAN PIETRO DI SAVONA

22 NOVEMBRE 2020

nostro signore gesù cristo re dell'universo
Venga il tuo regno

AVVISO: Continuiamo la trasmissione in diretta streaming 
                (Canale Youtube della Parrocchia) 
                della Celebrazione liturgica delle ore 11.

Carissimi parrocchiani,
        celebriamo la festa di Cristo Re dell’Universo, che conclude l’anno liturgico della Chiesa. Ascolteremo il Vangelo del “Giudizio universale” (Mt 25,31-46) che sarà compiuto dal Signore Gesù risorto, asceso alla destra del Padre. Questo giudizio sarà il confronto fra noi e Gesù Cristo che vuole regnare nella nostra esistenza. Gesù non regna però con prepotenza (come spesso invece avviene “per i potenti di questo mondo”) ma con la docilità di chi vuole cambiare la persona perché sia sempre più conforme “all’immagine e somiglianza di Dio” che è amore, puro dono.
    E’ proprio Gesù il pastore buono che guida il suo gregge, lo custodisce, ne prende cura, lo difende e lo fa riposare portando in braccio le sue pecore, anche (e soprattutto) le più pesanti e recalcitranti!
    Con il tempo di Avvento riprenderà il catechismo con degli incontri-celebrazioni in parrocchia, in vari tempi e modalità che verranno comunicati agli interessati. I genitori dei bambini che devono iniziare quest’anno il catechismo e che ancora non si sono iscritti sono pregati di prendere contatto, quanto prima, con me o con Adele, in sacrestia.
    A partire da oggi troverete su “Camminiamo Insieme” il ricordo dei defunti della nostra Parrocchia che ci hanno lasciato durante la settimana perché insieme, come comunità, possiamo pregare per loro.
    Su questo numero troverete inoltre una piccola guida per l’assemblea al Nuovo Messale che entrerà in vigore con l’inizio dell’Avvento (domenica 29 novembre). Il Messale, libro di preghiera per eccellenza, ci aiuti a pregare meglio facendoci sentire sempre più “membra vive” dell’edificio spirituale che è la Chiesa.
    Buona domenica a tutti,                         fra Enrico

Lettura (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria,
e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 
Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. 
Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 
e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: 
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno 
preparato per voi fin dalla creazione del mondo,
perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, 
ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero
e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, 
ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 
Allora i giusti gli risponderanno: 
“Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo
dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 
Quando mai ti abbiamo visto straniero e
ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 
E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: 
“Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, 
preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, 
ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 
ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, 
malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: 
“Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero
o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 
Allora egli risponderà loro: 
“In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Riflessione ambientale
    Gesù Cristo è il Re dell'universo. Ma la sua regalità si impone silenziosamente e misteriosamente, nei cuori di ogni persona, regalando la gioia, la pace vera, quella che il mondo non può dare. 
    Il suo è un regno di pace, di giustizia, d'amore e di grazia. Non è un regno che s'impone con la potenza umana, ma che emana dall'abbondanza dell'offerta di se stesso e del suo amore salvifico. 
    Egli è il pastore che è disposto a dare la vita per le sue pecorelle, Di fronte a Lui si dividono gli uomini: vi sono coloro che hanno agito bene nei confronti dei propri fratelli, e coloro che invece hanno trascurato di farlo.

 Meditazione
    La parabola raccontata da Gesù colloca l'uditore dinanzi alla realtà della propria vita: qualunque sarà stato il percorso che avremo seguito lungo la nostra esistenza, quali che saranno state le circostanze favorevoli o meno, le motivazioni, le pressioni ambientali, comunque alla fine conterà semplicemente ciò che avremo compiuto per amore di Dio e dei nostri fratelli. 
    San Giovanni della Croce diceva: «Al tramonto della nostra vita, saremo giudicati sull'amore». L'amore produce le opere del bene, il servizio, il dono disinteressato di se stessi, fino al sacrificio completo.
    La solennità di Cristo Re ci offre una grande occasione di riflessione personale: Cristo regna anche nel mio cuore? Sono anch'io una persona attenta al bene di tutti quelli che mi stanno accanto? Madre Teresa di Calcutta diceva che si sforzava di fare in modo che ognuna delle persone con cui veniva a contatto potesse ricevere da lei qualcosa, almeno un sorriso, un gesto di attenzione, di bontà … E sappiamo quali grandi risultati ha potuto conseguire quella piccola grande donna!
    La prima uscita pubblica di san Giovanni Paolo II, appena eletto Papa, fu quella per far visita al suo amico vescovo Andrea Deskur, colpito da un ictus e ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. Tutti ricordiamo poi la visita in prigione al suo attentatore, e numerosi altri gesti di carità, che risultano spontanei in un cuore sempre rivolto verso gli altri e sostenuto dalla preghiera. 
    Noi lasciamo regnare Cristo nel nostro cuore quando lo seguiamo come la pecorella segue il suo pastore, quando crediamo in Lui e ci lasciamo guidare ovunque Lui voglia, anche se non comprendiamo pienamente le sue vie, anche se camminiamo per valli oscure.
    Ed Egli ci insegna ad essere un po' anche noi pastori dei nostri fratelli, dei nostri figli, dei nostri parenti e amici, di ogni persona che Dio ci fa incontrare. Lasciamoci guidare da Lui e impariamo da Lui e con Lui a donare la vita per le altre pecorelle. 
    Sì, Signore, venga in noi il tuo Regno!
A cura di P. Paolo Cerquitella, L.C.

Preghiera in famiglia
    O Signore, buon Pastore, io ti prego che nell'ultimo giorno, nel banchetto del tuo Regno, non manchi nessuna delle persone che tu hai affidato alla mia vita e alla mia preghiera.

Azione
    Oggi pregherò e offrirò sacrifici per la salvezza eterna di tutte le persone a me care.






                                                                                    

Sabato 7 novembre, ore 18 

in Cattedrale

S. Cresima 2020

Finalmente, dopo il rinvio dalla primavera a causa dell’emergenza sanitaria, sabato scorso 7 novembre, 35 ragazzi della nostra Parrocchia hanno ricevuto dalle mani del nostro Vescovo il Sacramento della Confermazione.


15 NOVEMBRE 2020

XXXIII Domenica del tempo ordinario
Impiegare bene i talenti ricevuti
“Mani aperte”
Carissimi parrocchiani,
Dio Padre affida alle nostre mani tutti i beni della creazione e della grazia, ci dona il Suo Amore, il Suo proprio Figlio. Per ricevere un dono siamo chiamati ad aprire le nostre mani: una mano chiusa, rattrappita, o anche solo semichiusa non può ricevere, fa scivolare il dono. Siamo chiamati ad accogliere i doni di Dio nella nostra vita, ad aprirci alla Sua Grazia, al Suo Amore.
Consapevole del dono ricevuto sono chiamato a rendere grazie a Dio, pregando innalzo le mie mani aperte per lodarlo, per cantare le Sue Misericordie nella mia vita.
Ma il talento che mi è stato dato in dono (l’Amore che il Padre ha verso di me) è chiamato a duplicarsi nella mia risposta d’amore verso i fratelli. E allora le mani aperte sono anche e soprattutto il simbolo della generosità, della condivisione, come ci ricorda la prima lettura di questa domenica ed anche il messaggio di Papa Francesco per la IV giornata mondiale del povero (“Tendi la tua mano al povero”) che oggi celebriamo. Papa Francesco nel suo messaggio ci ricorda che: “La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili”: che la nostra fede tragga sempre più respiro da questi 2 polmoni: la preghiera e la carità!
Approfitto di questa occasione per ringraziare tutto coloro che hanno teso la mano al povero portando generi alimentari oppure offerte per i più bisognosi, chi si è reso disponibile a farsi prossimo anche di altre forme di povertà e solitudine presenti nella nostra parrocchia e non solo. Ringrazio in modo particolare le volontarie della san Vincenzo che nel silenzio e con grande generosità continuano la loro opera di carità verso i più poveri. E invito altri parrocchiani a far parte di questa associazione parrocchiale. Che bello sarà un giorno sentirsi dire: “Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”.
Buona domenica,                                 fra Enrico

Avviso: riprendiamo la trasmissione in diretta streaming 
(Canale Youtube della Parrocchia) 
della Celebrazione liturgica delle ore 11.


Lettura (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva
ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva
ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una
buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò
e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri
cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”.
“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone”. [...]

Riflessione ambientale
È necessario saper impiegare bene i doni ricevuti da Dio, spendendoli a beneficio di tutti. Dio li distribuisce ad ognuno diversamente; sono premiati in egual misura coloro che ne hanno fatto buon uso, moltiplicandoli. Fallisce, invece, nella vita, chi non si impegna, per pigrizia o per timore ingiustificato, nell'amministrare bene ciò che gli è stato affidato.

Meditazione
La "parabola dei talenti" è uno di quei gioielli della predicazione di Gesù che ha brillato nei cuori dei discepoli, e che ha contribuito a forgiare generazioni di cristiani e di non cristiani nel giusto impiego della propria vita dinanzi all'eternità. Le letture di oggi completano questo insegnamento, ricordandoci il valore della donna laboriosa e timorata di Dio - nel Libro dei Proverbi -, la beatitudine di chi cammina nelle vie del Signore - nel Salmo -, e l'importanza di essere sempre pronti e attenti dinanzi all'arrivo del giorno del Signore - in san Paolo. Siamo, infatti, nella penultima domenica del Tempo Ordinario, prossimi all'inizio di un nuovo ciclo liturgico. Cosa ci voleva insegnare Gesù in questi discorsi, pronunciati probabilmente in prossimità della sua Passione? Il "talento" era una misura che equivaleva a circa seimila denari, cioè la paga di altrettante giornate di lavoro, una somma davvero molto consistente! Ma quali sono allora i nostri "talenti", i doni che abbiamo ricevuto da Dio? In termini molto sintetici, possiamo dire: innanzitutto il dono dell'esistenza, cioè della vita stessa, frutto di un atto di infinito amore di Dio nei nostri confronti. Prima che potessimo meritare qualsiasi cosa, siamo stati da Lui introdotti nell'esistenza. E per di più è un'esistenza destinata a non avere mai fine: dopo la vita terrena, ci attende la vita eterna. C'è poi il dono-talento della fede, che ci permette di dare pieno senso alla vita stessa, e che ci introduce al dialogo con Dio nostro Creatore e Padre, e con i nostri fratelli. Poi, ci sono i talenti "specifici", i doni particolari: le persone che Dio ha posto accanto a noi, familiari, amici e conoscenti; le qualità e i talenti naturali; i mezzi che ci mette a disposizione, e così via. Anche il tempo che Dio ci ha concesso nella nostra vita terrena è un talento prezioso: è necessario impiegarlo bene, e investirlo con coraggio, perché impiegarlo con frutto è motivo di gioia per noi e per Colui che ce lo ha donato. Non importa quanti e quali talenti possediamo, ma il modo in cui impieghiamo i talenti ricevuti, senza risparmiare niente per vano timore, per consegnare alla fine i frutti moltiplicati.                                                              A cura di P. Paolo Cerquitella, L.C.

Azione
Oggi cercherò di impiegare nel miglior modo il talento del mio tempo, cercando di fare di più in meno tempo, per amore di Dio, che me lo ha donato, e del mio prossimo.

“Tendi la tua mano al povero” (cfr Sir 7,32)
La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita …
La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli (cfr Mt 25,40).
… La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili … il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri.
… Sempre l’incontro con una persona in condizione di povertà ci provoca e ci interroga. Come possiamo contribuire ad eliminare o almeno alleviare la sua emarginazione e la sua sofferenza? Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. …
… Quante mani tese si vedono ogni giorno! Purtroppo, accade sempre più spesso che la fretta trascina in un vortice di indifferenza, al punto che non si sa più riconoscere il tanto bene che quotidianamente viene compiuto nel silenzio e con grande generosità …
… “Tendi la mano al povero”, dunque, è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte. È un incitamento a farsi carico dei pesi dei più deboli, come ricorda San Paolo: «Mediante l’amore siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso. […] Portate i pesi gli uni degli altri» (Gal 5,13-14; 6,2). … Non si tratta di un’esortazione facoltativa, ma di una condizione dell’autenticità della fede che professiamo …
… «In tutte le tue azioni, ricordati della tua fine» (Sir 7,36). È l’espressione con cui il Siracide conclude questa sua riflessione. Il testo si presta a una duplice interpretazione.
La prima fa emergere che abbiamo bisogno di tenere sempre presente la fine della nostra esistenza. Ricordarsi il destino comune può essere di aiuto per condurre una vita all’insegna dell’attenzione a chi è più povero e non ha avuto le stesse nostre possibilità. Esiste anche una seconda interpretazione, che evidenzia piuttosto il fine, lo scopo verso cui ognuno tende …
Il fine di ogni nostra azione non può essere altro che l’amore. È questo lo scopo verso cui siamo incamminati e nulla ci deve distogliere da esso. Questo amore è condivisione, dedizione e servizio, ma comincia dalla scoperta di essere noi per primi amati e risvegliati all’amore … Anche un sorriso che condividiamo con il povero è sorgente di amore e permette di vivere nella gioia. La mano tesa, allora, possa sempre arricchirsi del sorriso di chi non fa pesare la propria presenza e l’aiuto che offre, ma gioisce solo di vivere lo stile dei discepoli di Cristo.
In questo cammino di incontro quotidiano con i poveri ci accompagna la Madre di Dio, che più di ogni altra è la Madre dei poveri …
(Dal Messaggio di Papa Francesco per la IV Giornata Mondiale dei Poveri)


8 NOVEMBRE 2020

XXXII Domenica del tempo ordinario
Vegliate dunque...

Carissimi parrocchiani,
    queste prime due settimane di vita parrocchiale sono state molto belle ed intense. Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, la vita parrocchiale è stata ricca e fruttuosa. Incontri, celebrazioni e presa di contatto con diverse realtà parrocchiali e diocesane. Molto belle e partecipate le celebrazioni delle Prime Comunioni del 17, 25 e 31 ottobre che si sono concluse questo sabato 7 novembre. Grazie ancora ai catechisti che hanno preparato i nostri bambini e bambine e grazie anche a chi ha reso più belle le celebrazioni con gli addobbi floreali, il servizio liturgico ed il canto.
    In questo numero del “Camminiamo Insieme” troverete la lettera che il nostro vescovo Calogero ha indirizzato alla nostra parrocchia di san Pietro a conclusione della visita pastorale parrocchiale. La condivido con voi perché possa diventare strumento di riflessione e possiamo insieme metterla in pratica.
    In questo tempo di prova a livello mondiale a causa della pandemia, mettiamoci in cammino con Gesù, buon samaritano, facendoci prossimo dei nostri fratelli e sorelle bisognosi e malati.
    Vi assicuro la mia preghiera e mi affido alla vostra, insieme ai consigli che accolgo sempre con favore, ringraziando chi si è reso disponibile nei vari ambiti della vita parrocchiale.
    Fraternamente,                                                                Enrico


La lettera del nostro Vescovo
Savona, 25 ottobre 2020
Carissimo Padre Enrico,
    scrivo a Te la lettera che avrei indirizzato mesi fa a Padre Piergiorgio Ladone, se la pandemia non avesse rallentato il cammino della mia Visita pastorale nella Vicaria di Savona, e se Padre Piergiorgio non fosse stato trasferito ad Arenzano.
Ti chiedo, innanzi tutto, di ringraziare il Tuo predecessore, i cari Confratelli Carmelitani
e i Parrocchiani di San Pietro in Savona, per l'accoglienza cordiale che mi è stata riservata in occasione della mia Visita pastorale, nei giorni 21-26 gennaio. Ho potuto constatare di persona quanto i Parrocchiani di San Pietro vogliano bene ai Padri e quanto giovamento spirituale traggano dal contatto col carisma carmelitano, che è certo la nota distintiva della Tua Parrocchia. Carisma che, per quanto ho potuto verificare, si manifesta in questa Parrocchia:
- nella centralità della liturgia e della via pulcritudinis (ho constatato la cura delle celebrazioni e della musica e la bella iniziativa dei laboratori artistici);
- nella accoglienza a 360 gradi dei diversi gruppi di spiritualità e apostolato laicale, e nel clima di amicizia che si respira;
- nella presenza in Parrocchia dell'Ordine Carmelitano secolare.
Molta gioia mi ha dato l'incontro con diversi malati e anziani, nelle case: T'invito a considerare l'incontro con loro (col prezioso aiuto dei Ministri della Comunione) una tra le Tue priorità pastorali. Anche l'attenzione ai poveri rientra tra le priorità di un Pastore; sono “la carne viva di Cristo” (Francesco), e i nostri "maestri e padroni" (San Vincenzo de' Paoli). Abbi cura di loro, in collaborazione con la Caritas diocesana.
Ho anche potuto incontrare personalmente alcuni Parrocchiani e ho constatato con gioia che il clima di amicizia e di preghiera che si respira in Parrocchia favorisce il sorgere, in alcuni, della domanda vocazionale. Penso al riguardo che sia importante offrire sempre la possibilità, per chi lo chiede, di un serio accompagnamento spirituale, e curare (magari nel contesto della adorazione eucaristica) la preghiera per le vocazioni.
Sono lieto dell'accoglienza che viene riservata al Progetto catechistico della Diocesi e mi pare di averne constatato i frutti. Cura sempre l'integrazione tra catechesi, liturgia e testimonianza della carità.
Per quanto attiene al post-Cresima, sono sempre più convinto che un gruppo di adolescenti debba avere dimensione interparrocchiale o zonale; già state andando in questa direzione, si tratterà dopo la Visita, d'intesa con i Parroci della Città, di formalizzare meglio i percorsi formativi.
Il gruppo giovani è una perla preziosa, in un contesto diocesano di difficoltà. Abbine sempre cura, integrando (ad esempio proponendo la partecipazione alla Scuola della Parola) il cammino parrocchiale con quello diocesano.
Nei confini della Tua Parrocchia, è presente la chiesa del Sacro Cuore, che in tempi ragionevolmente brevi non sarà più Parrocchia. Ospita la Comunità ucraina (giovane e vivace: è un dono grande per la Tua Parrocchia e per tutta la Diocesi!) e il Centro studi: penso che dall'incontro con entrambe queste realtà potrai averne giovamento anche per la Parrocchia. Così come spero che sarà per Voi possibile anche servirsi degli ampi spazi adiacenti alla chiesa e del campo di calcio.
Aggiungo soltanto -ma già lo sai bene!- che è necessario (per il CJC è obbligatorio!) costituire il Consiglio Parrocchiale per gli Affari economici, i cui membri debbono essere approvati dal Vescovo. Sono molto contento per aver firmato nelle scorse settimane la Convenzione tra la Diocesi e la Provincia Ligure dei Carmelitani scalzi, che definisce i rapporti tra il Convento e la Parrocchia. Sarà così anche più agevole la manutenzione di tutti gli immobili.
Non aggiungo altro, se non il ringraziamento rinnovato. Pregate per me!
+ Calogero Marino

Lettura (Mt 25,1-13)
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: 
“Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 
    Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: 
“No, perché non venga a mancare a noi e a voi; 
andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 
    Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 
Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Riflessione ambientale
L'immagine del convito festoso in occasione di una festa di nozze offre a Gesù l'opportunità per invitare i suoi uditori - quelli di allora e quelli di oggi - a riflettere sulla necessità della vigilanza, e ad offrire una profonda lezione circa il senso della vita umana. 
Egli invita a vigilare e a portare sempre con sé I'olio che permette di essere sempre pronti alla chiamata finale; quest'olio è il tesoro delle virtù teologali: la fede, la speranza e I'amore, che sono come un alimentatore costante della luce che guida i cristiani verso il successo definitivo dell'esistenza terrena.

Meditazione
    Narrava Jean Guitton, intellettuale cattolico e amico personale di san Paolo VI, che un giorno ricevette nella sua residenza una visita insolita. Si presentò a casa sua I'allora Presidente della Repubblica francese François Mitterand, il quale poco tempo dopo avrebbe dovuto lasciare il suo incarico a causa di un tumore che lo portò in breve tempo alla morte. 
Ancora sulla porta, senza quasi neanche salutarlo, Mitterrand gli disse: "Sono qui perché lei mi dica che cosa c'è dopo la morte!". Guitton, sorpreso, lo fece accomodare nella sala e, di nuovo, Mitterand lo investì con la sua domanda: "Sono qui perché lei mi dica che cosa c'è dopo la morte; la vita è un insieme di assurdità!". A motivo della loro grande amicizia, Mitterand poteva rivolgersi a Guitton in tono tanto perentorio. Quindi, il noto filosofo rispose:
"Signor Presidente, lei quasi non mi ha neanche salutato. Se lei mi parla con tanta franchezza, anch'io le rispondo con chiarezza: lei si sbaglia. La vita non è un insieme di assurdità, ma un insieme di misteri, che sono sostenuti dal grande mistero che è I'amore di Dio". Guitton racconta che parlarono a lungo, e che quella conversazione probabilmente aiutò Mitterand a risvegliare la fede che aveva perduto nella sua prima adolescenza. Gesù, nella sua parabola, con poche pennellate magistrali, delinea una scena familiare, un evento alquanto comune di vita quotidiana noto ai suoi uditori, e con essa offre alcune profonde lezioni di vita. L’esistenza umana è un'avventura meravigliosa, nella quale si è chiamati a realizzare una missione che tende verso una meta grandiosa: il Regno dei cieli. Per realizzare questa missione, esistono dei mezzi che sono alla portata di tutti: le lampade e I'olio. Bisogna prepararsi bene, con saggezza, per essere pronti a qualsiasi evenienza, nel caso che lo sposo tardasse. Per questo è decisivo vigilare; la vigilanza, infatti, è opera dell'amore, che è sempre attento e attivo. Vegliamo anche noi, portando I'olio della fede, della speranza e dell'amore, che permette di essere sempre pronti ad accogliere lo Sposo!                                   A cura di P. Paolo Cerquitella, L.C.

Preghiera in famiglia
«O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te
l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata,
senz'acqua...». [dal Salmo 62]

Azione
Oggi cercherò di compiere piccoli atti di fede e di amore, nel concreto
della mia giornata.




1 NOVEMBRE 2020

Solennità di tutti i santi
Una moltitudine immensa

    Carissimi parrocchiani,
                                        concludiamo il mese di ottobre, mese missionario e mese del rosario. Continuiamo però a pregare e ad operare per le missioni e affidiamole particolarmente a Maria, regina del rosario.
    Gesù nel Vangelo ci indica la via per essere realmente felici: “Beati (= felici) voi …” (Mt 5,1-10). Le beatitudini sono la sua carta d’identità, il suo autoritratto (si è dipinto proprio bene!) e solo guardando a Lui, seguendo Lui, anche noi possiamo essere veramente felici (“Beati”).
    Celebrando la Festa di Tutti i Santi, celebriamo la nostra festa, noi che per vocazione siamo chiamati alla santità! Non abbiamo paura e non vergogniamoci di voler essere santi, cioè felici! Una felicità vera, profonda, che accompagna ed avvolge il nostro quotidiano. Buona festa a tutte e a tutti!
    In questo mese di novembre preghiamo particolarmente per tutti i defunti.
Nella Messa del 2 novembre ricorderemo tutti i defunti della parrocchia, un ricordo pieno di speranza cristiana: il nostro non è il Dio dei morti ma dei viventi!
    In questo tempo di prova che stiamo ancora vivendo siamo chiamati ad interpretare la storia con i criteri di Dio, alla luce delle beatitudini che devono diventare sempre più anche la nostra carta d’identità di cristiani.
    Sto cominciando ad entrare piano piano nei “meccanismi” della parrocchia.
Nei prossimi giorni farò un incontro con i catechisti per conoscerli e condividere con loro idee e progetti per il nuovo anno catechistico e poi vi farò sapere come ci muoveremo in proposito e nei vari ambiti della vita parrocchiale. Aspetto le vostre proposte e suggerimenti, sentiamoci tutti responsabili di questa vivace e variegata parrocchia nella quale il Signore ci ha riuniti.
    Grazie per l’affetto che mi avete dimostrato in questi primi giorni di presenza in mezzo a voi e per l’impegno che tanti di voi hanno profuso in queste 2 settimane per preparare e rendere bella la Messa (e il dopo Messa!) del 24 ottobre, giorno del mio ingresso come parroco! E grazie per la vostra pazienza …
    Fraternamente,                                             Enrico

Lettura (Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i
suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è
il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché
avranno in eredità la terra. 
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno
saziati. 
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 
Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 
Beati i perseguitati
per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno
e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi
ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Riflessione ambientale
Il mese di novembre si apre con la celebrazione della solennità di Tutti i Santi. È un vero invito alla gioia, nella contemplazione della meta alla quale è chiamato ogni essere umano, di qualsiasi razza o nazione, la meta che Dio Padre ha disposto fin dal momento della nostra creazione. La contemplazione del cielo fa un gran bene anche a tutti noi che camminiamo come pellegrini sulla terra, in viaggio verso il traguardo della vita eterna. Le letture bibliche, con la visione dell'autore dell’Apocalisse, il salmo e la lettera di Giovanni e, infine, con il vangelo delle Beatitudini, ci aiutano a far scorrere un poco il velo che nasconde ai nostri occhi la meravigliosa realtà del cielo.

Meditazione
Nell'ascoltare la proclamazione delle Beatitudini, possiamo rivedere, con gli occhi dell'anima, la scena della moltitudine, proveniente da ogni parte, assiepata sul pendio della collina dinanzi al Lago di Tiberiade, assorta ad ascoltare gli insegnamenti del Maestro venuto dalla Galilea. Sono alcune tra le parole più belle che l'uomo abbia mai udito pronunziare: «Beati i poveri in spirito...»; «Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Con quanta cura avranno rammentato tali parole i discepoli! E quanta consolazione per quelle folle stanche e affaticate, come pecore che non hanno un pastore! «Beati quelli ché sono nel pianto, perché saranno consolati, Beati i miti...». Queste parole sono risuonate in ogni angolo del mondo grazie ai primi cristiani e a tutti coloro che li hanno seguiti. Parole "assurde" per un mondo in cui sembra che, per sopravvivere, debba dominare il più forte, il più potente, il più sicuro, almeno apparentemente, e che ha trovato soluzione ad ogni sua necessità. Parole che sono di consolazione, nelle fatiche e nelle sofferenze attuali, ma sono anche annuncio festoso di una gioia grande, che troverà la sua pienezza "nei cieli" e, quindi, un invito alla ricerca generosa e sofferta della santità.
Meditiamole con calma. Diceva Madre Teresa di Calcutta: «La santità non è un lusso riservato a pochi o ad alcuni. È destinata a voi, a me e a tutti. È un dovere semplice, perché, se impariamo ad amare, impariamo ad essere santi. Il primo passo verso la santità è il desiderio di conquistarla. Gesù vuole che siamo santi come suo Padre. La santità consiste nell'obbedire con gioia alla volontà di Dio».
A cura di P.. Paolo Cerquitella, L.C. (Parroco di Firenze)

Preghiera in famiglia
O Padre, unica fonte di ogni santità, mirabile in tutti i tuoi santi, fa' che raggiungiamo anche noi la pienezza del tuo amore, per passare dalla mensa eucaristica che ci sostiene nel pellegrinaggio terreno, al festoso banchetto del cielo. [dalla Liturgia del giorno]

Azione
Oggi chiederò al Signore, per me e per tutti, il dono della decisione - se non l'avessi già presa - o quello della perseveranza in essa, di percorrere il cammino della santità, a cui Dio mi ha chiamato nel darmi il dono dell'esistenza, e cercherò di fare qualche passo avanti nell'amore verso Dio e verso il prossimo.


25 OTTOBRE 2020

XXX Domenica del Tempo Ordinario
Un unico comandamento

    Carissimi parrocchiani,
                                      salutandovi tutti ad uno ad uno (bambini, giovani, anziani, famiglie, malati, lontani e vicini), ringrazio con gioia il Signore che mi ha chiamato ad essere il nuovo pastore di questa bella, dinamica ed accogliente parrocchia di san Pietro Apostolo.
    Sento rivolta a me la parola di Gesù nel Vangelo di questa XXX domenica del tempo ordinario: “Amerai” (Mt 22,37). Il ministero che mi è stato affidato è un ministero d’amore, cioè di servizio. Amore di Dio per me (e per ciascuno di noi), di questo Dio che si è fatto servo di tutti, amore mio e nostro per Lui e amore (= servizio) nei confronti di tutti. Mi impegno a vivere questo servizio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, come Gesù mi chiede.
    Ricordo una parola cara al nostro vescovo, Monsignor Calogero, che dice: “Camminiamo insieme. Da soli, magari si va più veloci ma insieme si va più lontano”! Insieme nella preghiera, insieme nel lavoro e nella disponibilità generosa di tutti (la parrocchia non appartiene al parroco!), perché ognuno di noi possa dire, con s. Paolo: “Mi sono fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno” (1Cor 9,22).
In questo mese missionario lasciatemi ricordare con affetto e gratitudine i miei confratelli in Repubblica Centrafricana dove ho vissuto per 16 anni, i giovani seminaristi, novizi e studenti centrafricani che mi sono vicini e mi sostengono con l’affetto e la preghiera.
    Un ricordo speciale per gli anziani, gli ammalati e in particolare per tutte le persone provate dalla pandemia di coronavirus.
    Sicuro del sostegno orante e fraterno delle nostre sorelle carmelitane di via Firenze, della vicinanza e dell’affetto di tutti voi, mi abbandono fiducioso alla volontà del Signore.
    “Camminiamo insieme”, nel servizio generoso del Signore e dei fratelli.
Con affetto riconoscente,                         P. Enrico


Lettura (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: 
«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: 
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. 
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Riflessione ambientale
Una dimensione precipua della vita cristiana è costituita dall’Amore. Il vertice della rivelazione di Dio-carità è Gesù, il Figlio, volto che di questa carità si può contemplare. I luoghi della manifestazione di Dio-carità sono molteplici e abbracciano il vissuto dei credenti, anzitutto, nelle relazioni con gli altri, indipendentemente dalla loro provenienza culturale e geografica, o appartenenza religiosa. In secondo luogo, manifestazione di Dio-carità e accoglienza di essa sono la condivisione delle fatiche e delle speranze che l'umanità affronta. In sostanza, il prossimo, forestiero o compaesano, che incontriamo sul cammino della vita di ogni giorno è il luogo storico in cui il comandamento
dell’Amore si dà a conoscere.

Meditazione
Nel contesto di una controversia i farisei pongono a Gesù una subdola domanda, con l'intenzione di tendergli un tranello. La domanda è relativa alla priorità di un comandamento della Torah su un altro: qual è il primo? La richiesta lascia intendere che oltre alle "Dieci parole" vi fossero molteplici altri precetti e prescrizioni rituali da osservare, per i quali veniva richiesta una osservanza scrupolosa. Pertanto, qual è il più importante? Gesù non cade nella sottile insidia che l'interrogativo nasconde, quasi vi fosse una classifica di priorità nelle Parole che Dio ha consegnato al suo popolo, dipingendo un Dio indeciso e confuso nel dettare le sue volontà. La sapienza nella risposta di Gesù, anzitutto, rimanda a Dt 6,4-5, che costituisce il nucleo della confessione di fede del Giudaismo, in quanto sintetizza nell'unità del credente, che ama il Signore unico, la vera identità del culto secondo amore e umile obbedienza che Dio gradisce. In secondo luogo, Gesù precisa che dall'amore all'Unico scaturisce in modo conseguente e subordinato l'amore al prossimo. Il Maestro, a partire da Lev 19,18b.34, definisce questi due comandamenti come uno solo e senza confusione.
Gesù si presenta come vero esegeta della Torah; Egli offre una lettura che permette di risalire a Dio, fonte del comandamento unico. Infatti, Colui che ha chiesto a Israele di essere amato come l'Unico, attraverso l'ascolto obbediente della sua Parola, è il medesimo che ha domandato anche di amare l'altro come se stessi. Al di là del precetto moralistico fine a se stesso, Gesù individua, nell'amore che scaturisce dall'ascolto della Parola e del fratello prossimo, il principio costitutivo dell'obbedienza al Signore e del compimento della sua volontà.
A cura di S.E. Mons. Ovidio Vezzoli (Vescovo dii Fidenza)

Preghiera in famiglia
Signore O Dio, amico degli uomini, nella morte di croce e nella glorificazione di Gesù il Cristo, tu ci hai condotto dalle tenebre alla tua luce ammirabile. Per l'azione del tuo Santo Spirito, metti nel nostro cuore i sentimenti del tuo Figlio affinché portiamo i pesi gli uni degli altri.