25 APRILE 2021
IV Domenica Di PASQUA
Il buono e il bello
    Carissimi,
                ci avviciniamo al mese di maggio, mese mariano per eccellenza. Mi e vi invito ad un amore sempre più grande per Maria e ad avere, come lei, un cuore aperto alla Parola e pieno di passione per Dio
    Per questo vi invito, almeno in questo mese di maggio, a partecipare al rosario che ogni giorno alle 17.10 viene recitato in parrocchia. Il momento di preghiera mariano (che celebravamo ogni anno nel chiostro alle ore 21) è stato anticipato quest’anno e si svolgerà, sempre nel chiostro, subito dopo la fine della Messe delle 18.00 (dal lunedì al venerdì): vi aspetto numerosi!
    Continuando a pregare per i nostri ammalati, affido al Signore l’anima della cara sorella carmelitana suor Maria Pia che il Signore ha chiamato a sè in questi giorni. Preghiamo per il suo riposo eterno e per le nostre sorelle carmelitane che sono rientrate in monastero.
    Un abbraccio fraterno,                                           Enrico

I l fischio del Pastore
    La IV domenica di Pasqua, nella quale la Liturgia ci fa meditare sulla figura del Buon Pastore, ricorre l’annuale giornata di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione, sacerdotale e religiosa. “Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore” (Gv 10,16b): con queste parole Gesù manifesta il desiderio e l’intenzione di riunire tutti gli uomini disgregati e dispersi a causa del peccato e delle sue conseguenze in quell’unità che è primariamente comunione Trinitaria.
    Santa Teresa di Gesù nell’opera “Il Castello Interiore”, nelle Quarte Mansioni al
capitolo 3, parlando del raccoglimento, usa una bella immagine: “A modo di buon pastore [il Signore] emette un fischio tanto soave da non esser quasi percepito, ma con il quale fa loro conoscere [ai sensi e alle facoltà interiori dell’uomo] la sua voce, affinché lasciata la via della perdizione, rientrino nel castello. E ciò fanno immediatamente, perché quel fischio è di così grande efficacia da districarli da tutte le cose esteriori fra le quali vivevano”. Tutti siamo chiamati all’intimità con Dio; la persona consacrata testimonia già su questa terra quell’unione che sarà da tutti vissuta nella vita eterna. Il consacrato dedica la propria vita a questa ricerca incessante di Dio nell’intimo del cuore. È il cammino di ritorno a quel giardino al quale abbiamo voltato le spalle con il peccato. Ri-volgiamoci dunque a Dio, torniamo a Lui in un incessante dialogo da amico ad amico.
    Cosa fa questo pastore? Chiama a sé tutti gli uomini, ogni uomo, tutto l’uomo.
Quell’unità che Dio vuole operare nell’umanità, la opera prima e soprattutto all’interno di coloro che ascoltano la sua voce. La vocazione, ogni vocazione, è una chiamata verso il centro di ogni vita che è Dio, per vivere con Cristo il suo mistero pasquale di morte e risurrezione, per passare da questo mondo al Padre.
    Preghiamo dunque perché “il fischio del pastore” risuoni nei nostri cuori e venga accolto ed ascoltato, affinché si compia in noi e attraverso di noi la volontà salvifica del Padre.                      Le Monache Carmelitane

Lettura (Gv 10,11-18)
In quel tempo, Gesù disse: 
«Io sono il buon pastore. 
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 
Il mercenario
– che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – 
vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, 
e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e 
non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco
il Padre, e do la mia vita per le pecore. 
E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io
devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre
mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 
Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.
Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. 
Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Riflessione ambientale
    Nel nome di Gesù avvengono miracoli, segni e prodigi. Proprio in quel Gesù, "pietra scartata", che è divenuta "pietra angolare", come abbiamo letto negli Atti. San Giovanni ci fa riprendere consapevolezza che siamo figli di Dio in modo reale, e già fin da ora.
Per il futuro, sappiamo nella fede che saremo simili a Lui, perché lo contempleremo nella sua verità. Sempre Giovanni ci propone Gesù Buon Pastore: noi, pecore del suo gregge, che Egli conosce una ad una. Tutti siamo chiamati a far parte dell'unico gregge, tutti appartenenti all'unica famiglia umana.

Meditazione
    Nel Vangelo di Giovanni, il Cristo vivente si rivela come "Io sono", e specifica: "lo sono il pane della vita" [Gv 6,35]; "lo sono la luce del mondo" [Gv 8,12]; "lo sono la porta delle pecore" [Gv 10,7]; "lo sono la risurrezione e la vita" [Gv 11,35]; "lo sono la via, la verità e la vita" [Gv
14,6]; "lo sono la vite" [Gv 15,5]. Nel nostro brano, dopo essersi presentato come la porta dell'ovile, Gesù dichiara per due volte: "lo sono il pastore buono e bello". ll marcare la differenza tra il pastore e il salariato esalta tutte le qualità dell'uno a differenza dell'altro. Il pastore di fronte al lupo non fugge. Le pecore gli sono care, gli stanno a cuore, sono il motivo del suo sostentamento, è la fonte di reddito per sé e la sua famiglia. Non può aver paura. L'amore per i suoi cari gli fa affrontare ogni tentazione e paura, deve far conto sulle sue forze, non può deludere, non può perdere nessuna pecora perché solo tenendole unite può assicurare ciò che serve alla sua casa. Il salariato invece vive una condizione totalmente differente: Il suo salario non gli viene dalle pecore ma dal proprietario. Le pecore ci sono o non ci sono per lui, la sua casa, la sua famiglia, il suo sostentamento, non cambia nulla, non sente il peso della responsabilità. Di fronte al pericolo scappa per mettere in salvo la sua vita; a lui non importa delle pecore. Il lupo "rapisce e disperde". È l'opera del maligno. Rapisce i cuori e le menti distogliendoli dalla verità e, puntando sull'egoismo narcisistico, disperde facendo credere che l'altro è un concorrente sul quale vincere ad ogni costo. La qualità del pastore autentico invece è la vicinanza alle pecore: sta con loro notte e giorno, nei deserti e nei prati, sotto il sole e sotto la pioggia.
Lasciamoci raggiungere dal suo sguardo premuroso e sentiamoci protetti e guidati.
                                                        A cura di Don Domenico Ruggiano


Diocesi di Savona-Noli
CAMMINO DI PASQUA 2021
PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

CAMMINO DI PASQUA 2021

PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

Il Vangelo di Gesù ci mette in cammino
IV DOMENICA DI PASQUA 
"Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10,11)
Immagine simbolica: Gesù porta sulle spalle
Il gregge ha confini ampi, ne fanno parte tutti coloro che, anche senza riconoscerlo esplicitamente, ascoltano la voce di Gesù. Vocazione è, anzitutto, riconoscere Colui a cui ci si può affidare perché dà la vita.

Lettura
“La Pasqua in Ecuador”
Non è facile parlare di PASQUA in questi momenti in cui disastri naturali, ammutinamenti e massacri nelle grandi carceri del paese, confusione politica, corruzione e situazione sanitaria in peggioramento continuo, flagellano la popolazione delle città, delle zone agricole, della costa, della sierra e dell’Amazzonia.
Sembra davvero una cattiva alleanza tra tante forze negative tra cui ci si è messo anche il vulcano Sangay ad eruttare tonnellate di cenere che distrugge coltivazioni, ricopre e soffoca tutto, dalla respirazione di persone e degli animali che si ammalano e muoiono proprio in una delle zone più produttrici di latte.
Più Quaresima di così non si potrebbe programmare, non nel senso liturgico, ma piuttosto in quello esistenziale, perché tanta opposizione al bene comune, ha quasi quasi il potere di rubarci la forza della speranza.
Eppure “Estamos en las manos de Dios” dice la gente e, con questa attitudine di fede e di fiducia che non è semplice rassegnazione, la speranza non muore e la vita vince, anche se debole e ferita, anche se messa a dura prova … E così, anche quest’anno, in mezzo alla pandemia e restrizioni di tutti i tipi, la Quaresima ha i suoi momenti forti di fede, di solidarietà, di accoglienza e tutto questo ci aiuta a non scoraggiarci e a continuare giorno per giorno il cammino fino all’uscita del tunnel per celebrare la luce, la festa, la Pasqua, la Risurrezione del Signore Gesù.
Sr. Daniela Maccari – misionera comboniana in Ecuador

MAGGIO, MESE MARIANO
A partire da lunedì 3 maggio, ogni sera (escluso il sabato e la domenica),
al termine della S.. Messa delle ore 118, si terrà la PREGHIERA MARIANA nel Chiostro del Convento. 
Ricordiamo che ogni giorno, alle ore 17,10, viene recitato in chiesa il Santo Rosario.

- A P P U N T AME N T I -
Domenica 25  Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni
                  Raccolta offerte per il Seminario diocesano.
                Commemorazione mensile di Gesù Bambino di Praga
                 Ore 17,30: Adorazione Eucaristica 
                             con unzione di G. Bambino e Vespri.
Domenica 2  Ore 15,30: Battesimo di Stella Artom, figlia di Nathan e di
                             Gemma Falconetti.

18 APRILE 2021
III Domenica Di PASQUA
Apri la mia mente

    Carissimi,
                    come sapete la nostra diocesi si sta preparando (dopo tanti rinvii!) a celebrare il sinodo diocesano che dovrebbe aprirsi il 22 maggio, vigilia di Pentecoste. A questo proposito sabato 24 aprile alle ore 15,30 in Cattedrale ci sarà l’elezione dei candidati della vicaria di Savona all’assemblea sinodale. L’elezione dei candidati si aprirà con un momento di preghiera seguita dalla presentazione rapida dei candidati stessi e poi dalla loro elezione. I candidati per la nostra vicaria sono abbastanza numerosi e tra questi i nostri parrocchiani: Maria Vittoria Oliva, Giulia Pomerano, Enrico Pugi e Alessio Gambetta, insieme a Gianfranco Ricci, candidato dell’unità pastorale del centro storico. Vi trasmetto le parole che il vescovo Gero ha rivolto a tutta la diocesi a proposito di queste elezioni: “Desidero innanzi tutto che i prescelti siano laici appassionati, capaci di amare e sognare la nostra Chiesa, ma anche ben piantati nel mondo… Uomini e donne, adulti e giovani, di fede, certo! Non chiedo, però, una fede grande, perché non la chiede nemmeno il Signore: basta che sia piccola come un granello di senape, ma sia viva e vitale… i membri dell’Assemblea sinodale non saranno i rappresentanti della propria Parrocchia o appartenenza, perché non si tratta di difendere i diritti del proprio orticello, ma di aver a cuore la nostra Diocesi nella sua interezza, con lo sguardo rivolto al futuro”. Facciamo nostre queste indicazioni del Vescovo e partecipiamo numerosi!
    Sempre sabato prossimo, 24 aprile, durante la S. Messa prefestiva delle ore 18 nella nostra parrocchia di san Pietro, il Vescovo Calogero presiederà il rito di ammissione al cammino di preparazione al diaconato permanente di Danilo Gambetta, nostro parrocchiano e membro dell’ordine secolare carmelitano.
    Viviamo questi momenti di grazia nella gioia e nella pace donateci dal Signore risorto.
    Un ricordo affettuoso per le nostre sorelle carmelitane ancora provate dalla pandemia e dalla scomparsa di suor Teresa Giuseppina a causa del covid. E una preghiera per tutti i parrocchiani ammalati e provati da ogni sorta di sofferenza.
Un abbraccio fraterno e buona domenica a tutti,
                                                                                                            Enrico
Lettura (Lc 24,35-48)
In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] 
narravano agli Undici e a quelli che erano
con loro] ciò che era accaduto lungo la via 
e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. 
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro 
e disse: «Pace a voi!». 
Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 
Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel
vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! 
Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, 
come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 
Ma poiché per la gioia
non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: 
«Avete qui qualche cosa da mangiare?». 
Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: 
«Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: 
bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè,
nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: 
«Così sta scritto:
il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, 
cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Riflessione ambientale
    Il perdono dei peccati sembra essere il filo rosso che lega le tre letture di questa domenica. "Figlioli non peccate" è l'esortazione di Giovanni. Ma siccome la nostra vita è segnata dalla fragilità, abbiamo chi ha espiato il peccato nostro e del mondo intero: Gesù. Pietro lega l’ “evento" Gesù di Nàzaret con il Dio dei Padri: quindi, non un'esperienza esterna alla storia d'Israele, ma il suo naturale compimento. L'amore di Dio abita in chi osserva e mette in pratica la parola di Gesù. Il Vangelo ci ripropone l'apparizione di Gesù risorto ai discepoli riuniti dopo l'episodio di Emmaus.

Meditazione
    È domenica e siamo di nuovo nel cenacolo, il luogo dell'incontro, della cena eucaristica, del comandamento dell'amore, del segno del servizio gli uni agli altri. È il luogo dell'esperienza della comunità, della preghiera, dell'incontro con il Risorto, della testimonianza. È soprattutto il luogo della gioia. Il fatto curioso è che, quando Gesù appare, ci sono anche i due che lo avevano incontrato sulla strada di Èmmaus, eppure anch'essi sono tra quelli "sconvolti e pieni di paura". Certo, la realtà della Risurrezione è qualcosa che va oltre i limiti dell'umana comprensione. C'è questo apparire di Gesù nella realtà corporea: "datemi qualcosa da mangiare", "ho carne e ossa". Pur tuttavia, i discepoli credono di vedere un fantasma. Ancora una volta, il Signore si manifesta con i suoi aspetti di "tremendum et fascinans", il "totalmente altro", eppure così vicino. Nonostante l'uomo sia un essere finito, che deve soffrire e morire, tuttavia in lui, anche nel dolore, c'è la nostalgia che questa esistenza terrena non sia tutto, ciò che è ultimo, ma si apre alla speranza che la vita eccede anche nella morte. Gesù "aprì loro la mente". Il primo passo dell'apertura mentale è liberarsi dai pregiudizi. Quanto siamo disposti ad accettare quanto di nuovo ci accade? Innanzitutto, bisogna lanciare lo sguardo oltre il naso, essere disposti a cambiare idea, a rivedere le proprie convinzioni. Essere curiosi, non fermarsi all'apparenza, porsi domande. È necessario liberare la propria testa dalle solite idee. Il credente dalla mente aperta è disposto ad ascoltare le opinioni delle altre persone, è libero, è tollerante, è di larghe vedute, è ricettivo, capace cioè di ascoltare con attenzione ciò che gli altri hanno da raccontare, non è presuntuoso, è intraprendente. È, in fondo, una persona viva come il Vivente. 
                                                                        A cura di Don Domenico Ruggiano

Diocesi di Savona-Noli
CAMMINO DI PASQUA 2021
PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

CAMMINO DI PASQUA 2021

PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

Il Vangelo di Gesù ci mette in cammino
III DOMENICA DI PASQUA 
"I discepoli di Emmaus narrarono come avevano riconosciuto Gesù” (Lc 24,35)
Immagine simbolica: Gesù spezza il pane
    Gli occhi dei discepoli di Emmaus si aprono davanti al gesto eucaristico di Gesù, illuminato dalla parola con cui li aveva accompagnati lungo la via. Sono i segni che possono anche oggi aprire i nostri occhi.
Lettura
“La Pasqua in Burundi”
    La Pasqua è un momento importante per noi per accogliere la nostra vittoria. La vittoria del bene sul male. Spargendo il suo sangue sulla croce, Gesù Cristo ci ha redenti. Siamo diventati nuove creature.
La Pasqua è quindi il fondamento, la radice e il culmine della nostra fede! Prima di arrivare a questa celebrazione della nostra vittoria, la nostra cara Chiesa ci offre un momento di preparazione; la Quaresima, un momento favorevole, come ci dice l'apostolo Paolo il Mercoledì delle Ceneri, che ci introduce nel tempo della Quaresima. Questo momento di Quaresima è quindi un momento di esame di coscienza, di pentimento e di conversione. La nostra diocesi ci prepara le istruzioni, i nostri sacerdoti vengono in tutte le succursali e anche in tutte le comunità ecclesiali di base per insegnarci, aiutarci a prepararci bene a ricevere il sacramento della riconciliazione. I nostri sacerdoti organizzano anche un momento per visitare i malati o gli anziani nelle loro case. È anche un buon momento per raccogliere fondi per i poveri, i prigionieri, le vedove e gli orfani.
La Pasqua è anche un momento di testimonianza e riconciliazione nelle nostre comunità. E con un cuore pentito, ci prepariamo ad accogliere e celebrare con gioia la vittoria di Gesù e la nostra vittoria.
Possa il Signore aiutarci a celebrare e a vivere bene la nostra vittoria.
Don Boniface - Parroco di Kibago, Diocesi di Bururi, Burundi

Preghiera
Signore,
insegnami a cercarti e mostrati a chi ti cerca,
perché non posso né cercarti, se tu non me lo insegni,
né trovarti, se tu non ti mostri.
Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti.
Che io ti trovi amandoti e ti ami cercandoti.


- A P P U N T AME N T I -

Giovedì 22  Ore 20 in S. ANDREA: “La ricchezza della Chiesa è una Sinfonia di Scelte” -                                                                           Veglia Eucaristica per le Vocazioni.

Sabato 24  Ore 15,30 in CATTEDRALE: “Sogniamo una Chiesa ...” -
                                                                        Assemblea elettiva per il Sinodo Diocesano.
                   Ore 18 in S. PIETRO (durante la S. Messa): Rito di ammissione al cammino di  preparazione al Diaconato permanente di Danilo Gambetta, presieduto dal Vescovo.

Domenica 25  Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni
                           Raccolta offerte per il Seminario diocesano.
 
11 APRILE 2021
II Domenica Di PASQUA
(o della divina misericordia)
Ho visto il Signore
    Carissimi,
        ancora un augurio sincero a tutti di una Santa Pasqua e di un buon tempo pasquale, tempo della testimonianza e dell’annuncio. I discepoli paurosi che avevano abbandonato il Signore nel momento della Sua Passione, diventano ora testimoni forti e credibili della Sua resurrezione, missionari intrepidi del risorto.
    Abbiamo vissuto con gioia e in buon numero le celebrazioni della settimana santa e ancora una volta vi ringrazio per la partecipazione e l’aiuto che avete prestato in ogni ambito per la riuscita di celebrazioni belle e sentite. Siamo chiamati a crescere sempre di più nella fraternità (come la prima lettura di questa domenica ci ricorda) e nella condivisione, ad essere “un cuor solo e un’anima sola” come la prima comunità cristiana dopo la resurrezione di Gesù. Fratelli e sorelle che, in quanto tali, non si scelgono ma si accolgono e cercano di vivere quella comunione intorno a Lui. La nostra testimonianza di fraternità, fondata sulla presenza del Cristo risorto in mezzo a noi, deve diventare sempre più il cardine della nostra comunità parrocchiale e di ogni comunità cristiana.
    E’ il mio augurio e il nostro impegno,
    buon cammino di fraternità,                                                    Enrico

Il nostro Vescovo ringrazia
S. Pasqua 2021
        Carissimo Padre Enrico,
    i tuoi Parrocchiani mi hanno scritto parole di bene, e mi hanno donato una rosa bellissima: ringraziali da parte mia!
    Anche a te un “grazie” e un abbraccio. Per tutto!
† Gero

Lettura (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, 
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: 
«Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo:
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 
Detto questo, soffiò e disse loro: 
«Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno
perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 
Gli dicevano gli altri discepoli:
«Abbiamo visto il Signore!». 
Ma egli disse loro: 
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi 
e non metto la mia mano nel suo fianco,  io non credo». 
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. 
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 
Poi disse a Tommaso: 
«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; 
tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 
Gli rispose Tommaso:
 «Mio Signore e mio Dio!». 
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; 
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Riflessione ambientale
    Quando amiamo Dio, siamo in comunità un cuor solo e un'anima sola. L’amore di Dio infatti non si può slegare dall'amore del prossimo. Questo essere un tutt'uno viene dalla forza che gli Apostoli avevano in virtù dell'esperienza della Risurrezione. Il principio dell'amore vicendevole fa sì che nella comunità non ci sono bisognosi: chi aveva donava, chi non aveva prendeva. Solo la fede nel nome di Gesù fa vincere le logiche del mondo, basate sull'egoismo e l'interesse personale o di parte. Generati nell'amore di Dio siamo resi capaci di amare incondizionatamente anche tutti i fratelli, generati nello stesso amore.
Il suo amore è per sempre.

Meditazione
    Lo scopo del Vangelo è quello di portare alla fede in Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, per avere la vita. È segnata una strada, un percorso, da Gesù di Nàzaret alla seconda Persona della Trinità, il Figlio di Dio. Per compiere questo cammino bisogna passare dall'incredulità alla fede, dal vedere al credere. 
Entriamo insieme in questa dinamica. Siamo nel primo giorno della settimana. È domenica, è sera e le porte sono sprangate. Oltre all'aspetto materiale, possiamo pensare anche a quello psicologico tipico della domenica sera. È finito il giorno di festa, l'indomani bisogna ricominciare con il trantran della routine casa, lavoro, incontri, ecc. Anche se da decenni ormai la domenica è diventato un giorno come gli altri della settimana, tuttavia nei piccoli borghi ancora si respira questa consuetudine. Di fondo, può emergere un atteggiamento di resa allo scorrere inesorabile del tempo. Spesso non vogliamo che neanche Dio entri nel nostro cuore, nelle nostre cose, per cui lo spranghiamo per bene. Ci chiudiamo in noi stessi. È in questa situazione esistenziale che Gesù "stette" in mezzo. Nulla può contrastare la presenza di Dio in noi. Egli c'è e dona la pace; si rasserena il cuore e le labbra accennano al sorriso. Ora sentiamo sul nostro volto il soffio di brezza leggero del dono dello Spirito, e avvertiamo dentro di noi, nelle viscere, la misericordia di Dio, l'essere perdonati, da Lui riconciliati. È questa l'esperienza del Risorto, nell'evidenza della sua corporeità, che è talmente forte e coinvolgente da spingere chiunque a testimoniarla. Tutti siamo chiamati a questo, ad entrare in questo dinamismo di vita dello Spirito per credere. Altrimenti rimaniamo sempre con le nostre convinzioni: se non vedo non credo.
La cadenza "otto giorni dopo" è un'indicazione liturgica. Di domenica in domenica il discepolo di ogni tempo può fare esperienza del risorto e proclamare con esultanza:
"Ho visto il Signore"!                    A cura di Don Domenico Rugiano

Preghiera
Apri i miei occhi, Signore, aprimi gli occhi del cuore, voglio vederti.
Vederti splendere, Signore, nella luce della tua gloria.

Azione
Mi sforzerò di ricercare le fondamenta di qualche verità di fede che faccio fatica a comprendere, parlandone se possibile con il parroco o altra persona di fiducia.

Diocesi di Savona-Noli
CAMMINO DI PASQUA 2021
PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

CAMMINO DI PASQUA 2021

PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

Il Vangelo di Gesù ci mette in cammino
II DOMENICA DI PASQUA 
"L'ottavo giorno, Gesù venne in mezzo a loro” (Gv 20,19)
Immagine simbolica: Gesù mostra le sue mani
    “Mio Signore e mio Dio”. Nella professione di fede di Tommaso troviamo le parole che ciascuno di noi può fare proprie, incontrando il Risorto nella comunità radunata nel giorno del Signore.
Lettura
“La Pasqua in Centrafrica”
    Pasqua in Centrafrica arriva con la pioggia. Dopo mesi di caldo, vento e polvere, finalmente le nuvole ricoprono il cielo, cadono le prime piogge, i fiumi si gonfiano d’acqua e gli alberi si riempiono di manghi. In Sango, la lingua nazionale del Centrafrica, pioggia si dice ngu ti Nzapa, cioè acqua di Dio, come a voler sottolineare quanto la pioggia sia un vero dono del cielo e una benedizione per la terra.
    Quest’anno in Centrafrica, al vento della stagione secca, si sono aggiunti, ancora una volta, venti di guerra che hanno soffiato minacciosi su tutto il paese. Per alcuni mesi abbiamo temuto un ritorno improvviso di quella guerra dalla quale stavamo faticosamente cercando di uscire.
    Se fare Pasqua significa celebrare il Crocifisso Risorto e proclamare che la vita è più forte della morte e l’amore più forte dell’odio, ciò è particolarmente vero per questo grande paese incastonato nel cuore dell’Africa e che da anni lotta e prega affinché la pace scenda e inondi tutto il paese, come un’interminabile pioggia che disseta e trasforma la terra.
    Ma c’è una Pasqua ancora più importante e più urgente: quella del nostro battesimo. È questa l’acqua di Dio e della Chiesa che può dissetarci, inondarci e trasformarci e fare di noi uomini e donne nuovi, figli e figlie di Dio.
    Nel tempo di Pasqua in tutte le parrocchie del Centrafrica migliaia di bambini, ragazzi e giovani riceveranno il Battesimo e diventeranno figli di Dio. Diventati figli di Dio occorrerà diventare cristiani, rinnovando ogni giorno la propria lotta per liberarsi dalle paure del paganesimo antico senza farsi intrappolare dalle seduzioni, ancora più insidiose, del paganesimo moderno.
    Sarà questa la Pasqua buona? Speriamo. Per ottenerla non sono necessari accordi o forze di pace, ma semplicemente un cuore aperto, disponibile a lasciarsi convertire.
    Buona Pasqua!    Padre Federico Trinchero - Carmel di Bangui Centrafrica


  
4 APRILE 2021
Domenica Di PASQUA DI RISURREZIONE
“Vieni e vedi
    Carissimi,
        anche (e soprattutto) in questo periodo di “sprofondo rosso” mi sento risuonare nel cuore la domanda delle donne al sepolcro il mattino di Pasqua: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” . Il masso che sta schiacciando la vita di tante persone in questo ultimo anno sembra ancora troppo pesante per noi da far rotolare via e richiede uno sforzo immane, tanto sacrificio, a volte sembra impossibile … “Non abbiate paura”, ci dice il Vangelo di questa notte santa, “Il Signore è risorto” e ci precede, ci accompagna, ci sospinge, ci porta in braccio. Anche il nostro masso potrà essere rotolato via! La gioia del notturno annuncio Pasquale risuona nella nostra vita e la riempie di speranza. Nella notte pasquale la morte e la vita si affrontano “in un prodigioso duello”: la forza dell’amore vince lo scontro decisivo e segna la svolta della storia.
    Buona Pasqua alle nostre sorelle carmelitane così fortemente provate in questo periodo e buona Pasqua a tutti, in particolare a chi è più schiacciato dal masso pesante e non riesce a farlo rotolare via.
    Buona Pasqua… “non abbiate paura”!                              Enrico

P.S. Mentre finivo di scrivere questa lettera mi è giunta la notizia della scomparsa
di don Silvio Delbuono. Lo affido con voi all’abbraccio misericordioso del Padre mentre preghiamo che gli sia accordata la gioia della risurrezione.

Pasqua
    Pasqua è il culmine del mistero cristiano. È sintesi di tutta la storia della salvezza. È al contempo l'evento che ci raggiunge nel cuore della nostra umanità,
sovrastata dalla inesorabile realtà della morte.
    Il desiderio di vita, sempre presente nell'uomo, per il cristiano è appagato dalla
morte-risurrezione di Cristo; l'attesa manifesta o nascosta di tutti è colmata: destino dell'uomo non è la morte, ma la vita.
    Questo sicuramente percepisce anche l'agnostico e il non credente. Avverte innaturale la dissoluzione del suo essere. La tomba non può costituire la fine di
una vita che nasce piena di promesse e di speranze.
    Sappiamo tutti, a livello profondo della coscienza, che l'amore vero è per sempre, che realtà forti, come il dolore, la prova, la quotidiana, a volte usurante fatica del vivere tendono a un approdo di pace. Il nostro essere intimo sa che la vita è più forte della morte, l'amore va oltre la labile corsa dei giorni. “Io sono la risurrezione e la vita”, dice Gesù (Gv 11,25): noi istintivamente percepiamo che è vero, anche se la ragione, sempre angusta, può irridere come vaneggiamento la convinzione primordiale di ogni vivente. 
    La Pasqua apre la nostra ragione alla luce di Cristo, alla sua eternità, all'irruzione della sua vita nel mondo: al suo farsi compagno del nostro difficile viaggio, consolatore delle nostre prove. La Pasqua colma di gioia la nostra condizione di battezzati abitati da Cristo, illuminati dello Spirito, aperti all'abbraccio del Padre. Il Risorto ci dice: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Le Monache Carmelitane
            Lettura (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,
 quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al
sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro 
e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro,
che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –
che era stato sul suo capo–
non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era
giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che
cioè egli doveva risorgere dai morti.

                    Riflessione ambientale
    La risurrezione è iniziativa divina, Il Padre, Dio, "consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù"; Egli "era con lui"; Lui "lo ha risuscitato". Ciò che Gesù è, lo è in relazione al Padre; la sua missione e le sue azioni rivelano I'intima comunicazione di Lui con il Padre. I discepoli sono testimoni di questo, anzi, anch'essi possono entrare in questa intima relazione d'amore da cui scaturisce la missione di annuncio di salvezza e perdono dei peccati.
    L’apostolo Paolo esorta i fratelli: "Le cose in alto cercate ... alle cose in alto pensate".
    Cercare è tentare di scoprire, sapere, conoscere. Pensare è riflettere, meditare, ragionare, È questo che si attiva nel discepolo che fa esperienza del Risorto.

                    Meditazione
    È il giorno "uno”. Il giorno della risurrezione è l'inizio dei giorni. È ancora buio, ma si intravede già l'alba di un giorno che non avrà mai fine perché, ormai, Cristo vive e vive per sempre. Ma lasciamoci guidare in questa meravigliosa esperienza dai verbi che scandiscono il racconto. Maria Maddalena "viene" al sepolcro e "vede" la pietra rotolata. "Corre" e va da Pietro e dice "hanno tolto il Signore, non sappiamo". Pietro "uscì" e anche il discepolo amato. Essi "venivano" al sepolcro. "Correvano" ma l'altro "corse avanti" e, "essendosi chinato", "scorge" le bende ma "non entrò". 
    Pietro, "seguendo lui" entrò e "osserva" le bende e il sudario. Allora "entrò" anche il discepolo amato e "vide e credette". Essi infatti "non ancora avevano capito". È mattino presto, gli occhi fanno ancora fatica a vedere bene, la pietra è tolta. La Maddalena non sa cosa è avvenuto. Corre indietro, suppone che il corpo morto non c'è più. In fondo, nessuno sa cosa veramente sia successo nella notte. "O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi". Dal "venire" mesto, al "correre" ripieno di meraviglia. Ma c'è anche un correre avanti; è il correre animato dall'amore che non si arrende alla morte. Ma arrivati al sepolcro tutto rallenta: si entra, ci si china, si scorge, si osserva, si vede, si crede. Per comprendere il mistero della vita bisogna "entrare" nel luogo della morte, chinarsi rispettosamente, abbassarsi, guardare verso terra, riprendere la consapevolezza che dalla terra veniamo e alla terra ritorniamo. Dalle ceneri risorgeremo. Il credere è strettamente connesso a tutto questo "non capire". Non c'è nulla da vedere. Nel luogo dove riposa la morte, il morto non c'è più: è risorto.                                                                                          Don Domenico Ruggiano


Diocesi di Savona-Noli
CAMMINO DI PASQUA 2021
PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

CAMMINO DI PASQUA 2021

PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

Il Vangelo di Gesù ci mette in cammino
RISURREZIONE DEL SIGNORE 
Egli doveva risuscitare dai morti” (Gv 20,9)

Luogo simbolico: il sepolcro vuoto
    Che da icona di morte diventa luce di risurrezione e inizio della missione di ogni cristiano e della chiesa, rappresentati dalle donne galilee e dagli apostoli .
Lettura
“Il canto del viaggio”, di Jean-Pierre Sonnet (Qiqaion, pp. 58-59)
    I cristiani continuano ad andare in pellegrinaggio in Terrasanta, rifanno gli itinerari di Gesù per arrivare al santo sepolcro. Questa mistica del cammino, infatti, non può ridursi a una verità soltanto spirituale, deve rimanere sempre letterale e corporea, cammino di polvere e sudore, di salite pazienti, e panorami insperati. Ma qualunque sia l’itinerario, i pellegrini arrivando al sepolcro ascolteranno dall’angelo: “Perché cercate il Vivente tra i morti? Non è qui, ma è risorto” (Lc 24,5-6). Non è qui! Sì, questo per un pellegrino è il colmo, ma della gioia: risorto, Cristo, è più che mai l’essere in cammino. E’ colui che precede o raggiunge, come accade nel racconto dei pellegrini di Emmaus: “Gesù in persona li raggiunse e fece strada con loro” (L 24,15).
Su questa strada Gesù apre per loro le Scritture. Ancora una volta, il camminatore biblico è colui che riceve dalle Scritture l’itinerario da percorrere. (…) Cristo si è fatto così la strada di se stesso, e dell’assoluto di Dio in lui. Ma – cosa più straordinaria – per noi che non abbiamo camminato al suo fianco per le strade di Galilea, Samaria e Giudea, ora la strada dell’assoluto di Dio e del suo Cristo sono i racconti evangelici.
Coinvolgersi nel lungo discorso di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, nella porta stretta delle parole, è incamminarsi verso il mistero di Cristo. Ci si dà alla lettura e alla rilettura: la conclusione di Matteo è come un da capo al termine di uno spartito, che invita gli ultimi arrivati tra i lettori a riprendere il racconto dalle
prime parole: “Fate discepole tutte le genti”, ingiunge Gesù risorto (Mt 28,19). In altre parole: concedete agli ultimi arrivati, poiché arrivano da più lontano, di identificarsi con i discepoli del racconto, di mettersi nei loro sandali e di rifare con loro la strada dell’iniziazione, della prima chiamata all’incontro pasquale.