“Tutti mangiarono e furono saziati”
“Testimoni presenti”
“Trasmettitori di amore”
Carissimi,
"se uno mi ama osserverà la mia Parola", dice Gesù nel Vangelo di oggi. Amare, nel Vangelo, non è l'emozione che intenerisce, la passione che divora, lo slancio che fa sconfinare ma significa piuttosto dare tempo e cuore a Dio, fargli spazio. Solo così potremo osservare la sua Parola, conservarla con cura, così che non vada perduta una sola sillaba, come un innamorato con le parole dell'amata. Solo così potremo seguirla con la fiducia di un bambino verso la madre o il padre.
"Se uno mi ama osserverà la mia Parola": la Parola di Gesù illumina, guarisce, conforta, salva. Affidiamoci alla Sua Parola, mentre preghiamo per Chicca e Catia che hanno intrapreso un cammino vocazionale dell'Unione Carmelitana Teresiana; preghiamo per Danilo che riceverà il ministero del Lettorato il prossimo 27 maggio, perché si lasci sempre guidare e sia sempre più innamorato della Parola di Dio che riceverà dalle mani del Vescovo e che sarà chiamato a proclamare.
Un abbraccio fraterno a tutti,
Buona domenica, Enrico
Lettura (Gv 14,23-29)
[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
“Alla ricerca di ciò che manca”
Lettura (Gv 13,31-33a.34-35)
[Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri»
“Misericordia senza limiti”
“Domenica!”
“Saper vedere”
Domenica 10 Aprile
DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
nella nostra parrocchia di S. Pietro
Benedizione delle Palme all’inizio delle Ss. Messe
Ore 8,30: S. Messa;
Ore 10,45: S. Messa solenne (inizio 15 minuti prima del solito)
Ore 18,00: Vespri solenni; Ore 18,30: S. Messa
“Adultero anch'io”
Carissimi,
anche quest'anno avremo la gioia di celebrare la Settimana Santa nella nostra parrocchia di San Pietro. Non per una sorta di pretesa "autonomia" o per un voluto distacco dalla chiesa Madre, la Cattedrale, che si ritrova intorno al Vescovo per celebrare il cuore dell'anno liturgico, il mistero di passione, morte e risurrezione di Gesù. Questa occasione che ci viene data deve servire da stimolo per una preparazione spirituale, biblica e liturgica più profonda, vissuta nella comunione reciproca e nel reciproco aiuto. Approfittando della celebrazione penitenziale del 6 aprile nella chiesa di San Giovanni Battista vi invito ad accostarvi al Sacramento della penitenza. Come ci testimonia il vangelo di questa domenica, il Signore Gesù è ben lontano dallo "scagliare la pietra" contro i peccatori, ma è amore che perdona e che risolleva, invitandoci ad una vita nuova. La confessione è il primo passo verso una Pasqua più autentica e gioiosa. Ognuno di noi si senta poi responsabile dei vari aspetti della vita parrocchiale, partendo dai servizi più umili e nascosti.
Vi invito a prestare attenzione agli orari delle celebrazioni della Settimana Santa che verranno esposti in chiesa nei prossimi giorni e ad esservi fedeli, ognuno secondo le proprie possibilità.
La prossima settimana spero di potervi informare anche circa la benedizione delle case che avrei il desiderio di iniziare nel periodo pasquale.
Buona domenica e buona settimana a tutti,
Fraternamente, Enrico
Lettura (Gv 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Domenica 10 Aprile
DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
nella nostra parrocchia di S. Pietro
Benedizione delle Palme all’inizio delle Ss. Messe
Ore 8,30: S. Messa;
Ore 10,45: S. Messa solenne (inizio 15 minuti prima del solito)
Ore 18,00: Vespri solenni; Ore 18,30: S. Messa
“Lieti nella riconciliazione”
Carissimi,
l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria pronunciato dal Santo Padre venerdì 25 marzo, ancora una volta ha riunito i cristiani in tante parti del mondo per chiedere il dono della pace.
Il Santo Padre ben incarna la logica di Dio che guarda sempre “in avanti”, come ci ricordano le letture di questa domenica. Un Dio per il quale conta più il futuro che il passato, che non permette quindi che rimaniamo prigionieri dei nostri sbagli (che ci sono, e sono tanti!). Comportandosi così, Dio cerca e realizza il nuovo e continua a fidarsi dell’umanità. Lasciamoci riconciliare con Dio, torniamo a fidarci di Lui rimettendo la nostra vita nelle sue mani.
Buona domenica a tutti,
Fraternamente, Enrico
Lettura (Lc 15,1-3,11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”»
RACCOLTA PER IL PROGETTO "HOUSING FIRST"
a favore di persone senza dimora
“HOUSING FIRST” è un modello di intervento per il contrasto alla grave marginalità che si basa sull’inserimento diretto in appartamenti di persone senza dimora con problemi di salute mentale o in situazione di disagio socioabitativo, allo scopo di favorirne percorsi di benessere e integrazione sociale. La casa come diritto umano, non come premio da raggiungere dopo un percorso “a gradini” nei diversi livelli di accoglienza.
DIMENSIONE INDIVIDUALE: viene riconosciuta la capacità della persona di riacquisire uno stato di benessere in presenza di gravi condizioni di vulnerabilità sociale, problemi di salute mentale o dipendenza. La persona è accompagnata da un’equipe di operatori, con diverse competenze, nel proprio percorso verso l’autonomia. E’ la persona che sceglie, progetta e cammina, sapendo di avere un sostegno non giudicante ma presente per tutto il tempo necessario.
DIMENSIONE COMUNITARIA: la disponibilità di una casa, il sostegno di una equipe di accompagnamento e il ritorno progressivo alla vita di comunità, rappresentano la struttura relazionale imprescindibile. Fondamentale per questo è il coinvolgimento di chi vive la comunità dove le persone accolte abitano, a cominciare proprio dalle parrocchie, per creare occasioni di incontro, di socialità, di vicinanza, in cui esse possano sentirsi gradualmente parte di un contesto più ampio e portare il proprio contributo. La Caritas diocesana ha avviato il progetto alcuni anni fa in Savona e ad oggi coinvolge 12 persone senza dimora in 8 appartamenti condivisi, 3 operatori Caritas nel ruolo di coordinamento e accompagnamento, i Servizi sociali dei comuni di Savona, Albisole, Varazze e Vado Ligure, il Servizio di Salute Mentale e il Servizio Dipendenze. In questi primi anni i percorsi sono stati più “intimi”, in parte a causa della pandemia, ora è il momento dell’accompagnamento anche da parte della comunità, attraverso un servizio nuovo e da costruire insieme, per volontari che portino nel cuore la disponibilità a “stare accanto”. …
Chi volesse contribuire può fare un bonifico sul C/C bancario intestato a FONDAZIONE DIOCESANA COMUNITA’SERVIZI ONLUS BANCO POPOLARE soc. cop. - IBAN IT05S0503410600000000012497 - CAUSALE: Raccolta di Quaresima 2022 – Housing First
Per informazioni sul progetto è possibile contattare la Fondazione ComunitàServizi, l'ente che gestisce i servizi caritativi della Diocesi di SavonaNoli, al numero di telefono 019807258 o via mail info@comunitaservizi.org.
“L'eredità della carità”
Carissimi,
abbiamo vissuto giorni di grazia e di "bellezza" con la solennità di Maria Santissima Madre di Misericordia e la solennità di San Giuseppe: rendiamo grazie a Dio! Avremo certamente ascoltato la Parola di Dio e la parola della Chiesa in questi giorni santi e non voglio aggiungere altre parole. Vi lascio una preghiera-riflessione di un parroco, liturgista e scrittore, don Roberto Laurita, che trovo molto legata al Vangelo di questa domenica e al tempo che stiamo vivendo. Buona lettura e buona domenica a tutti.
Fraternamente, Enrico
Ci lasciamo impressionare, Gesù,
dai fatti di violenza inaudita,
dalle sciagure in cui perde la vita un gran numero di persone.
Ma poi scivoliamo nel grigiore quotidiano,
senza afferrare la necessità
di accogliere il tuo invito a convertirci al tuo Vangelo,
a cambiare stile di vita,
a considerare la storia in modo nuovo, col tuo sguardo.
Mentre siamo colpiti da quel male
che ci raggiunge dall'esterno,
non ci accorgiamo che,
senza fare notizia,
c'è una malattia pericolosa che insidia la nostra esistenza.
1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
6Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».
25 MARZO: SOLENNITA' DELL'ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
Col termine “Annunciazione” si descrive l’apparizione dell’Arcangelo Gabriele, messaggero di Dio, a Maria in cui le viene, appunto annunciato l’Incarnazione di Gesù nel suo grembo. L’Annunciazione del Signore è una solennità di grande importanza religiosa, poiché si pone al centro della storia della salvezza, in quanto rappresenta l’inizio dei tempi nuovi, della nuova alleanza tra Dio e l’uomo.
È con l’Annunciazione che si mette in moto quel piano divino che culminerà con la nascita di Gesù e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione. Essa viene celebrata il 25 marzo principalmente per due motivi. Antiche teorie già dibattute nel VI e VII secolo sostenevano che in concomitanza con l’equinozio di primavera, che cade intorno a questa data, avessero avuto luogo sia l’Incarnazione del Verbo, sia la creazione del mondo. Molto più semplicemente, la data del miracoloso concepimento di Gesù è stata fissata 9 mesi prima del 25 dicembre.
L’Annunciazione del Signore è una festa dedicata sia a Gesù, sia a Maria, poiché rappresenta il più alto e importante momento di incontro tra l’umano e il divino. Maria simboleggia l’attesa di Israele che trova finalmente compimento nell’arrivo del Salvatore. La sua accettazione del destino voluto per lei da Dio, l’obbedienza con cui si affida alla Sua volontà, e soprattutto l’immenso amore che la contraddistingue da questo momento in poi, sono indissolubilmente legati all’opera salvifica di Suo Figlio.
Maria con il suo “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” si affida completamente alla volontà di Dio e rappresenta tutto il meglio che l’umanità può incarnare e offrire, e Dio stesso la eleva al di sopra di tutto e tutti.
Prendendo Maria come modello, anche noi dovremmo vivere questa festa come un invito all’umiltà, al coraggio di affidarci completamente a Dio, senza remore, senza domande. Se è vero che è sempre meglio ponderare e affrontare con razionalità le scelte importanti, è altrettanto vero che, in certi casi, bisogna affidarsi solo alla fede, senza pensare alle conseguenze. Accettando la volontà di Dio Maria sapeva di rischiare di venire rinnegata dal suo promesso sposo, eppure non ha esitato, non ha chiesto rassicurazioni. Si è fidata di Dio e basta.
Questo fa di lei la “piena di grazia”, e in suo figlio Gesù ogni uomo può sperare di ottenere un poco di quella grazia così preziosa.
Prima ancora della nascita del Salvatore, Sua madre si fa tramite tra Lui e tutti gli uomini. Se Gesù è al centro della nostra visione del cielo, Maria è al suo fianco, a supplicare grazie per noi tutti. Lei che ha creduto in Suo Figlio prima ancora che nascesse.
“La cittadinanza celeste”
Carissimi,
in questi giorni ancora difficili per quello che sta succedendo in Europa, il Vangelo di questa domenica ci regala uno squarcio di luce rievocando la Trasfigurazione di Gesù.
Gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni vivono, all'interno di una cornice di preghiera, l'esperienza della Bellezza dell'essere con Dio, la Bellezza di partecipare all'intimità dell'incontro tra il Padre e il Figlio. Questa bellezza è fonte di gioia, apre loro il cuore e, alla luce di questo avvenimento, potranno comprendere la risurrezione di Gesù. L'esperienza di questa gioia non la potranno circoscrivere al solo monte Tabor, ma saranno chiamati a portarla "a valle" e li aiuterà a riconoscere, nel quotidiano, la bellezza del volto di Dio nel volto dei fratelli bisognosi.
Nella preghiera, con Gesù uniti al Padre, ottengono una grazia inaspettata, indescrivibile, perché non totalmente comprensibile.
Anche noi, nei prossimi giorni, potremo vivere dei momenti di grazia, celebrando la solennità della Madre di Misericordia, patrona della nostra diocesi e, il giorno dopo, la solennità di San Giuseppe. Alla loro intercessione affidiamo le nostre preghiere per la pace, assumendoci la responsabilità di essere, nel nostro quotidiano, artigiani di pace, testimoni della "Bellezza che salverà il mondo", che è l'amore che condivide il dolore. Buona domenica a tutti e buona festa del 18 e 19 marzo!
Fraternamente, Enrico
Lettura (Lc 9,28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Venerdì 18 Marzo
Solennità della B.V. Maria, Madre di Misericordia
Ore 7,00: partenza della Processione dal Duomo per il Santuario.
Ore 9,30: S. Messa sul Piazzale presieduta da Mons. Calogero Marino.
Altre Ss. Messe alle ore 6,00-7,00-8,00-11,30-16,00 e 18,00.
NEI GIORNI PRECEDENTI:
MARTEDÌ 15:
ore 17.00 S. Messa;
ore 20.30 S. Rosario meditato a cura delle Confraternite diocesane.
MERCOLEDÌ 16:
ore 17.00 S. Messa;
ore 20.30 Liturgia penitenziale (con la presenza di sacerdoti per le Confessioni).
GIOVEDÌ 17:
ore 17.00 S. Messa;
ore 20.00 S. Rosario presso la prima Cappelletta a cura delle Confraternite diocesane.
Fiaccolata a cura dell’U. S. Letimbro con partenza da S. Bernardo in Valle;
ore 20.30 elevazione Spirituale e Musicale a cura dell’Azione Cattolica e della Banda Musicale Cittadina “A. Forzano”
IL CARMELO E SAN GIUSEPPE
La Solennità di san Giuseppe è celebrata nell'ordine del Carmelo almeno dalla seconda metà del XV secolo. Addirittura furono i Carmelitani i primi a comporre nella Chiesa latina un'ufficiatura liturgica interamente dedicata al santo.
Ecco una traduzione dell'introito della Messa del 19 marzo riportato nell'antico Messale Carmelitano:
"Gioisci san Giuseppe, padre della Chiesa, tu che per doni spicchi fra tutti i padri: custode del Signore, sposo provvido della puerpera Maria, guida castissima; dall'alto dei cieli sii guida anche di noi supplici...".
Come è noto, la devozione di santa Teresa d'Avila nei confronti di san Giuseppe era sconfinata, tant’è che affidò a lui la sua vita spirituale, la sua vita di orazione, tutti i problemi dei suoi monasteri e, infine, della Riforma. A lui dedicò il primo monastero e altri che fondò successivamente e volle che tutti fossero guardati da una porta dalla Madonna e dall'altra da san Giuseppe. Tale devozione a san Giuseppe maturò negli anni della tremenda malattia della santa, che la portò in fin di vita appena venticinquenne e da cui fu guarita per intercessione del "medico celeste" Giuseppe, come lei stessa ci racconta in un celebre brano della Vita (6,5-8): "Quando vidi lo stato in cui i medici della terra mi avevano ridotta […] presi per mio avvocato e patrono il glorioso S. Giuseppe, e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nella necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi in cui era in gioco il mio onore e la salute dell'anima mia. Ho visto chiaramente che il suo aiuto mi fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l'intercessione di questo santo benedetto. Ad altri santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell'altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol darci a intendere che, a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, altrettanto gli sia ora in cielo nel fare tutto ciò che gli chiede. Ciò hanno riconosciuto per esperienza varie altre persone che dietro mio consiglio gli si sono raccomandate. Molte altre si sono fatte da poco sue devote per aver sperimentato questa verità”.
Questa eredità continua nel Carmelo Teresiano. In San Giuseppe, nel suo silenzio, nella sua solitudine interiore, nello spirito di contemplazione e di orazione costanti, troviamo un legame profondo con il Carmelo. La sua vita è tutta “un’orazione”, nel senso più teresiano del termine, perché vissuta interamente in un amore di amicizia, di incontro, di dialogo, di compagnia costante e continua con Gesù. Giuseppe ci insegna a contemplare Nazareth per crescere nella comunione d'amore con Dio e il prossimo, per vivere in quotidiano "contatto" col mistero divino, nel mistero del Dio Uno e Trino per adorarlo nel silenzio delle nostre anime.