7 FEBBRAIO 2021

Domenica DEL TEMPO ORDINARIO
“La predicazione


Carissimi,
    ci sono 4 verbi che legano insieme le letture della Parola di Dio di questa 5a domenica del tempo ordinario: prendersi cura, pregare, servire e annunciare. Sono verbi tipici del nostro essere cristiani e non possono essere “divisi”. Pregare e annunciare, prendersi cura e servire.
    “Guai a me se non annuncio il Vangelo”, come ci dice san Paolo nella 1a lettera ai Corinzi, non significa fare delle prediche (più o meno) belle né spiegare un libro (IL Libro per eccellenza!) ma significa vivere da cristiani, testimoniare la fede nelle opere. Siamo tutti più o meno malati, nel corpo o nello spirito e tutti bisognosi di guarigione. Portare gli altri a Gesù (preghiera di intercessione) perché li guarisca e portare Gesù ai fratelli facendoci servitori di tutti (comandamento dell’amore fraterno) è la più alta testimonianza cristiana. L’incontro vero e profondo con Gesù non può non renderci servi gli uni degli altri. Gesù è la medicina, il Suo amore mi libera dalla “febbre” dell’egoismo e mi sospinge a diventare “servo per amore”. E così diventiamo tutti collaboratori della Sua missione, oggi come allora.
    Preghiamo: “Signore Gesù, Tu sei venuto per avvicinarti a noi, a costo
di sporcarti con il nostro peccato. Non ci abbandoni ai nostri mali, ci prendi per mano per rimetterci in piedi facendoci ritrovare la nostra dignità. Il tuo è un gesto di risurrezione, è un’offerta di amore che ci trasforma nel profondo e ci fa scoprire quanto sia bello servire”.
    Buona domenica e buona settimana a tutti!
Fraternamente,                                                              Enrico

Lettura (Mc 1,29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, 
subito andò nella casa di Simone e Andrea, in
compagnia di Giacomo e Giovanni. 
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito
gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare
 prendendola per mano; la febbre la lasciò
ed ella li serviva. 
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e
gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. 
Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, 
perché lo conoscevano. 
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, 
si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 
Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 
Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi
vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 
E andò per tutta la
Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.


Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI
per la 43a Giornata Nazionale per la Vita
“Libertà e vita”
    La pandemia ci ha fatto sperimentare in maniera inattesa e drammatica la limitazione delle libertà personali e comunitarie, portandoci a riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti: bambini e anziani, giovani e adulti, nascituri e persone in fin di vita.
    La Giornata per la Vita 2021 vuol essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.
    La vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa. La libertà può distruggere se stessa. Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente.
    Papa Francesco ci ricorda che l’amore è la vera libertà perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione.
    Il binomio “libertà e vita” è inscindibile. Costituisce un’alleanza feconda e lieta, che Dio ha impresso nell’animo umano per consentirgli di essere davvero felice. Senza il dono della libertà l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a Colui che l’ha creata; senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce e cresce.
    L’asse che unisce la libertà e la vita è la responsabilità. Essa è la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza. La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità.     Responsabilità significa andare oltre la propria libertà per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone. Senza responsabilità, libertà e vita sono destinate a entrare in conflitto tra loro; rimangono, comunque, incapaci di esprimersi pienamente.
    Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. Ogni uomo merita di nascere e di esistere. Ogni essere umano possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bene e di bello che aspetta di essere espresso e trasformato in atto concreto; solo considerando la “persona” come “fine ultimo” sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale.
    L’esercizio pieno della libertà richiede la Verità: se desideriamo servire la vita con vera libertà occorre che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà s’impegnino a conoscere e far conoscere la Verità che sola ci rende liberi veramente. Così potremo accogliere con gioia ogni vita umana, unica e irripetibile, che vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile.