4 APRILE 2021
Domenica Di PASQUA DI RISURREZIONE
“Vieni e vedi
    Carissimi,
        anche (e soprattutto) in questo periodo di “sprofondo rosso” mi sento risuonare nel cuore la domanda delle donne al sepolcro il mattino di Pasqua: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” . Il masso che sta schiacciando la vita di tante persone in questo ultimo anno sembra ancora troppo pesante per noi da far rotolare via e richiede uno sforzo immane, tanto sacrificio, a volte sembra impossibile … “Non abbiate paura”, ci dice il Vangelo di questa notte santa, “Il Signore è risorto” e ci precede, ci accompagna, ci sospinge, ci porta in braccio. Anche il nostro masso potrà essere rotolato via! La gioia del notturno annuncio Pasquale risuona nella nostra vita e la riempie di speranza. Nella notte pasquale la morte e la vita si affrontano “in un prodigioso duello”: la forza dell’amore vince lo scontro decisivo e segna la svolta della storia.
    Buona Pasqua alle nostre sorelle carmelitane così fortemente provate in questo periodo e buona Pasqua a tutti, in particolare a chi è più schiacciato dal masso pesante e non riesce a farlo rotolare via.
    Buona Pasqua… “non abbiate paura”!                              Enrico

P.S. Mentre finivo di scrivere questa lettera mi è giunta la notizia della scomparsa
di don Silvio Delbuono. Lo affido con voi all’abbraccio misericordioso del Padre mentre preghiamo che gli sia accordata la gioia della risurrezione.

Pasqua
    Pasqua è il culmine del mistero cristiano. È sintesi di tutta la storia della salvezza. È al contempo l'evento che ci raggiunge nel cuore della nostra umanità,
sovrastata dalla inesorabile realtà della morte.
    Il desiderio di vita, sempre presente nell'uomo, per il cristiano è appagato dalla
morte-risurrezione di Cristo; l'attesa manifesta o nascosta di tutti è colmata: destino dell'uomo non è la morte, ma la vita.
    Questo sicuramente percepisce anche l'agnostico e il non credente. Avverte innaturale la dissoluzione del suo essere. La tomba non può costituire la fine di
una vita che nasce piena di promesse e di speranze.
    Sappiamo tutti, a livello profondo della coscienza, che l'amore vero è per sempre, che realtà forti, come il dolore, la prova, la quotidiana, a volte usurante fatica del vivere tendono a un approdo di pace. Il nostro essere intimo sa che la vita è più forte della morte, l'amore va oltre la labile corsa dei giorni. “Io sono la risurrezione e la vita”, dice Gesù (Gv 11,25): noi istintivamente percepiamo che è vero, anche se la ragione, sempre angusta, può irridere come vaneggiamento la convinzione primordiale di ogni vivente. 
    La Pasqua apre la nostra ragione alla luce di Cristo, alla sua eternità, all'irruzione della sua vita nel mondo: al suo farsi compagno del nostro difficile viaggio, consolatore delle nostre prove. La Pasqua colma di gioia la nostra condizione di battezzati abitati da Cristo, illuminati dello Spirito, aperti all'abbraccio del Padre. Il Risorto ci dice: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Le Monache Carmelitane
            Lettura (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino,
 quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al
sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro 
e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro,
che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario –
che era stato sul suo capo–
non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era
giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 
Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che
cioè egli doveva risorgere dai morti.

                    Riflessione ambientale
    La risurrezione è iniziativa divina, Il Padre, Dio, "consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù"; Egli "era con lui"; Lui "lo ha risuscitato". Ciò che Gesù è, lo è in relazione al Padre; la sua missione e le sue azioni rivelano I'intima comunicazione di Lui con il Padre. I discepoli sono testimoni di questo, anzi, anch'essi possono entrare in questa intima relazione d'amore da cui scaturisce la missione di annuncio di salvezza e perdono dei peccati.
    L’apostolo Paolo esorta i fratelli: "Le cose in alto cercate ... alle cose in alto pensate".
    Cercare è tentare di scoprire, sapere, conoscere. Pensare è riflettere, meditare, ragionare, È questo che si attiva nel discepolo che fa esperienza del Risorto.

                    Meditazione
    È il giorno "uno”. Il giorno della risurrezione è l'inizio dei giorni. È ancora buio, ma si intravede già l'alba di un giorno che non avrà mai fine perché, ormai, Cristo vive e vive per sempre. Ma lasciamoci guidare in questa meravigliosa esperienza dai verbi che scandiscono il racconto. Maria Maddalena "viene" al sepolcro e "vede" la pietra rotolata. "Corre" e va da Pietro e dice "hanno tolto il Signore, non sappiamo". Pietro "uscì" e anche il discepolo amato. Essi "venivano" al sepolcro. "Correvano" ma l'altro "corse avanti" e, "essendosi chinato", "scorge" le bende ma "non entrò". 
    Pietro, "seguendo lui" entrò e "osserva" le bende e il sudario. Allora "entrò" anche il discepolo amato e "vide e credette". Essi infatti "non ancora avevano capito". È mattino presto, gli occhi fanno ancora fatica a vedere bene, la pietra è tolta. La Maddalena non sa cosa è avvenuto. Corre indietro, suppone che il corpo morto non c'è più. In fondo, nessuno sa cosa veramente sia successo nella notte. "O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi". Dal "venire" mesto, al "correre" ripieno di meraviglia. Ma c'è anche un correre avanti; è il correre animato dall'amore che non si arrende alla morte. Ma arrivati al sepolcro tutto rallenta: si entra, ci si china, si scorge, si osserva, si vede, si crede. Per comprendere il mistero della vita bisogna "entrare" nel luogo della morte, chinarsi rispettosamente, abbassarsi, guardare verso terra, riprendere la consapevolezza che dalla terra veniamo e alla terra ritorniamo. Dalle ceneri risorgeremo. Il credere è strettamente connesso a tutto questo "non capire". Non c'è nulla da vedere. Nel luogo dove riposa la morte, il morto non c'è più: è risorto.                                                                                          Don Domenico Ruggiano


Diocesi di Savona-Noli
CAMMINO DI PASQUA 2021
PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

CAMMINO DI PASQUA 2021

PELLEGRINI SUI PASSI DI GESU'

Il Vangelo di Gesù ci mette in cammino
RISURREZIONE DEL SIGNORE 
Egli doveva risuscitare dai morti” (Gv 20,9)

Luogo simbolico: il sepolcro vuoto
    Che da icona di morte diventa luce di risurrezione e inizio della missione di ogni cristiano e della chiesa, rappresentati dalle donne galilee e dagli apostoli .
Lettura
“Il canto del viaggio”, di Jean-Pierre Sonnet (Qiqaion, pp. 58-59)
    I cristiani continuano ad andare in pellegrinaggio in Terrasanta, rifanno gli itinerari di Gesù per arrivare al santo sepolcro. Questa mistica del cammino, infatti, non può ridursi a una verità soltanto spirituale, deve rimanere sempre letterale e corporea, cammino di polvere e sudore, di salite pazienti, e panorami insperati. Ma qualunque sia l’itinerario, i pellegrini arrivando al sepolcro ascolteranno dall’angelo: “Perché cercate il Vivente tra i morti? Non è qui, ma è risorto” (Lc 24,5-6). Non è qui! Sì, questo per un pellegrino è il colmo, ma della gioia: risorto, Cristo, è più che mai l’essere in cammino. E’ colui che precede o raggiunge, come accade nel racconto dei pellegrini di Emmaus: “Gesù in persona li raggiunse e fece strada con loro” (L 24,15).
Su questa strada Gesù apre per loro le Scritture. Ancora una volta, il camminatore biblico è colui che riceve dalle Scritture l’itinerario da percorrere. (…) Cristo si è fatto così la strada di se stesso, e dell’assoluto di Dio in lui. Ma – cosa più straordinaria – per noi che non abbiamo camminato al suo fianco per le strade di Galilea, Samaria e Giudea, ora la strada dell’assoluto di Dio e del suo Cristo sono i racconti evangelici.
Coinvolgersi nel lungo discorso di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, nella porta stretta delle parole, è incamminarsi verso il mistero di Cristo. Ci si dà alla lettura e alla rilettura: la conclusione di Matteo è come un da capo al termine di uno spartito, che invita gli ultimi arrivati tra i lettori a riprendere il racconto dalle
prime parole: “Fate discepole tutte le genti”, ingiunge Gesù risorto (Mt 28,19). In altre parole: concedete agli ultimi arrivati, poiché arrivano da più lontano, di identificarsi con i discepoli del racconto, di mettersi nei loro sandali e di rifare con loro la strada dell’iniziazione, della prima chiamata all’incontro pasquale.