6 GIUGNO 2021
SAntissimo corpo e sangue di cristo

L'alleanza nella carità

    “L’anima mia magnifica il Signore

 e il mio Spirito esulta in Dio, mio salvatore …”!

    Il cantico della Vergine Maria che recitiamo tutte le sere nella preghiera del vespro è risuonato anche nel nostro cuore mentre celebravamo insieme la fine del mese mariano lo scorso 31 maggio. In unione con il Santo Padre e con tutta la Chiesa ci siamo riuniti in preghiera durante il mese di maggio, dal lunedì al venerdì, nel chiostro del convento, sotto lo sguardo materno di Maria per chiedere la fine della pandemia e per chiedere al Signore di rafforzare la nostra fede. Grazie al Signore per questo dono e grazie a chi ha potuto partecipare! 

    Entriamo nel mese di giugno, mese del Sacro Cuore (venerdì 11 giugno) e per noi anche mese delle prime comunioni (sabato 12 giugno): vi invito a pregare per i 42 bambini e bambine che riceveranno per la prima volta il sacramento dell’Eucaristia, per le loro famiglie e per i loro catechisti. 

    Il mese di giugno è anche il mese del santo patrono della nostra parrocchia, l’apostolo Pietro che celebreremo solennemente il 29 giugno. 

    E questa domenica infine celebriamo la Solennità del Corpus Domini. Il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue, che Gesù ci lascia nell’Ultima cena è il culmine naturale di tutta una vita spezzata per gli altri, donata ai poveri, consacrata al regno di Dio. Nell’Eucarestia che celebriamo ogni domenica riviviamo quei gesti di un pane spezzato (e di un sangue versato), offerto, ricevuto e mangiato (bevuto). Gesti di amore e di sacrificio, di comunione e di condivisione. Gesti che convertono e fanno crescere, che portano un frutto attuale che rimane

Buona domenica a tutti!                                                         Fra Enrico


Lettura (Mc 14,12-16.22-26)

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù:

«Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».

 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: 

«Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. 

Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà

al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 

discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro 

e prepararono la Pasqua.

Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione,

 lo spezzò e lo diede loro, dicendo:

«Prendete, questo è il mio corpo». 

Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne

bevvero tutti. E disse loro: 

«Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti.

 In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.



Diocesi di Savona-Noli                                  Omelia del Vescovo alla Veglia di Pentecoste

“Tutto dipenderà da Dio e da noi”

    "Lo spirito viene in aiuto alla nostra debolezza”. La parola di Paolo che abbiamo appena ascoltato mi dà molta pace, perché ci dice che Dio non sorprende le nostre debolezze, ma ci prende per mano nel cammino della vita: "quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi" (Isaia 40,31).
    Sono parole che mi danno serenità in questo giorno così importante e unico nel cammino della nostra Chiesa: apro infatti, con questa celebrazione vigiliare della Pentecoste, il nostro secondo Sinodo diocesano, il cui tema di fondo emerge già dal titolo: “Chiesa di Savona, prendi il largo, confidando ...". Il primo Sinodo, come sapete, fu nel 1955, quando Savona e Noli erano ancora due Diocesi distinte, anche se unite nella persona del Vescovo, monsignor Parodi. È passato davvero tanto tempo!
    È bello, ed è inevitabile, cominciare l'avventura del Sinodo celebrando l'Eucaristia, a Pentecoste. Questo ci consente di mettere subito in chiaro le cose: un Sinodo è infatti evento liturgico e spirituale, col quale una Chiesa confessa pubblicamente la sua fede nel Signore Risorto. Non si tratta di risistemare la Diocesi, come se fosse un'azienda in crisi, o di ridefinire ruoli o poteri: sarebbe pelagianesimo, e mondanità spirituale. Si tratta invece di convertirci al Signore, che ci invita a prendere il largo, a scendere cioè nel profondo di noi stessi, per riascoltare la voce chiamante di Dio, che mai si stanca d'indicare il cammino.
    Ed è questa sera la parola di Giovanni che innanzitutto siamo chiamati ad ascoltare: "dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva". Si tratta allora di salire sul monte, e di contemplare: "uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua" (19,34). L'acqua e il sangue: l'amore dato, la vita partecipata. È la Pentecoste giovannea, che compie il sogno di Gioele: "effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni". Ecco l'orizzonte del nostro Sinodo: lasciarci investire e destabilizzare dal fiume dello Spirito, e ritrovare una visione evangelica per il presente e il futuro della nostra Chiesa.
    Ma questo ci chiede il coraggio della preghiera, ed è per questo che ho voluto che la nostra Cattedrale rimanga aperta al termine della celebrazione, perché chi di noi lo desidera rimanga, e possa sostare, nel silenzio della invocazione ...
    Tutto dipenderà da Dio, nei giorni del nostro Sinodo, e scopriremo di essere sollevati, come gli ebrei nel deserto, su ali di aquile. Ma tutto chiederà anche il nostro agire responsabile: "se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza ...". Tutto dipenderà dal Signore, ma anche tutto dipenderà da noi. Perché "ciò che viene da Dio non è nulla di già fatto e pronto, ma un inizio" (così Guardini, commentando la parabola del seminatore) 
    La serenità di chi si affida e tutto depone nelle mani del Signore, ma anche la consapevolezza di una chiamata personale, che chiede a ciascuno di noi maturità e responsabilità: ecco i due atteggiamenti, intrecciati, con i quali vivere il Sinodo. Nella suggestione dell’immagine, ci può aiutare a intra-vedere l'atteggiamento giusto una parola di Antoine de Saint-Exupéry: "se vuoi costruire una nave non richiamare prima di tutto gente che procuri la legna, che prepari gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non organizzare lavoro. Prima risveglia invece negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave".
È per risvegliare questa sete che siamo raccolti questa sera.
    Ma nell'avventura del Sinodo ciascuno è coinvolto: tutti, perché il Popolo fedele di Dio è davvero "un regno di sacerdoti e una nazione santa" (e cfr. LG 11); alcuni, perché non si è membri della assemblea sinodale per caso o a tempo perso, ma per grazia e in obbedienza a una vocazione; il vescovo, chiamato ad ascoltare, a lasciarsi convertire dalla Parola e dai fratelli, a indicare, con delicatezza, il cammino. Ed è in ragione di questo indicare il cammino che offrirò all'assemblea sinodale una sorta di indice del Sinodo, che sarà discusso e votato nella Prima sessione, a giugno. Questa sera indico solo l'ispirazione di fondo di questa traccia, che mi pare di poter raccogliere attorno a tre termini: misericordia, fraternità e fratellanza.
Uso fraternità per indicare la qualità dei rapporti tra quanti condividono la stessa fede e mangiano lo stesso Pane (la Chiesa come fraternità eucaristica, radunanza
dei diversi attorno alla stessa Mensa), e fratellanza per indicare i rapporti che legano fra loro quanti condividono la stessa umanità: tutti fratelli e sorelle!
Vorrei che il nostro Sinodo, prima ancora che offrire prospettive pastorali e produrre indicazioni normative (entrambe necessarie, peraltro), facesse emergere un volto evangelico di Chiesa, capace di mostrare all'uomo del nostro tempo la bellezza e la praticabilità del Vangelo; un tempo connotato dalla rivoluzione digitale e stravolto dalla pandemia. Lavorare sulla forma Ecclesiae sarà allora il compito primario del nostro Sinodo. "Una Chiesa in uscita è infatti una Chiesa che ... cerca di generare esperienze di amicizia, di preghiera comune e di condivisione dei beni, uscendo da sé stessa e decentrandosi, cioè cercando di riattivare quei piccoli villaggi di relazione umana che oggi si vanno perdendo" (Cosentino).
    Lo dico troppo in sintesi, ma per dare almeno una indicazione: la fraternità dei discepoli che è la Chiesa è chiamata a prendere il largo, condividendo la vita di tutti (ecco la fratellanza), per attestare a tutti la misericordia di Dio. Perché il Vangelo risuoni di nuovo come Vangelo!
Questa è la speranza che porto in cuore. E concludo pregando, a nome vostro, la preghiera scritta negli anni scorsi, per il nostro Sinodo.
Voce dell'amore che indichi il cammino, voce di silenzio che risuona all'orecchio del cuore,
rendi meno impauriti i passi e più chiaro lo sguardo
della Chiesa di Savona che celebra il suo Sinodo. Prendici per mano e facci incontrare ogni giorno di nuovo il Signore Gesù rivelatore del Padre.
Troveremo allora il coraggio di convertirci, di cambiare, di prendere il largo,
e capiremo la strada che Tu ci indicherai.
Lo chiediamo per l'intercessione di Maria, che è Madre di Misericordia. Amen.
 + Calogero Marino
Domenica 6 giugno
SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI in Cattedrale
ore 18,00: S. Messa presieduta dal Vescovo;
a seguire, fino alle ore 21,00: spazio per l’Adorazione Eucaristica personale;
ore 21,00-21,45: Adorazione Eucaristica comunitaria.



30 MAGGIO 2021
SAntissima trinita'

Immersione nella Trinità

“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”!

    Carissimi,

                    il gesto cristiano più diffuso (a volte usato anche in maniera solo scaramantica!) ci introduce nel mistero della Trinità che celebriamo quest’oggi. Il “mistero” non è una porta chiusa contro cui si va a sbattere, né una zona di buio completo in cui non si riesce a vedere nulla e nemmeno una realtà assurda e impossibile, ma è piuttosto come un iceberg: quello che emerge dall’acqua è solo una piccola parte, il resto non può essere visto ad occhio nudo. Così è del mistero della Trinità: una realtà troppo bella, troppo grande, troppo profonda per poter essere completamente abbracciata dalla mente e dal cuore dell’uomo.

    Il mistero della Trinità è un mistero da vivere. Fa parte della nostra esistenza di credenti perché la vita di Dio scorre nelle nostre vene, perché siamo un’immagine della bellezza di Dio, perché noi entriamo in comunione con Lui. E Dio è Trinità, non solitudine inaccessibile, non giustizia terribile, non perfezione sdegnosa della nostra fragilità. Ma relazione d’amore, che si comunica, che si dona, che offre Salvezza.

    E allora buona solennità della SS. Trinità, ricordandoci di pregare per la nostra diocesi riunita in sinodo.

    Fraternamente,                                                                                          Enrico


Lettura (Mt 28,16-20)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù

aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: 

«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e

del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho

comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».